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TREDICI di Jay Asher : panoramica sul bullismo

Tredici – titolo inglese 13 reasons why –, telefilm marchiato Netflix che ha scosso gli animi e alimentato le polemiche, è ispirato a un libro. Tredici di Jay Asher è molto simile alla versione streaming prodotta dalla celebre piattaforma.

Ma facciamo un’analisi del libro.

Clay Jensen è un brillante studente delle scuole superiori. È scosso, irrequieto. Una settimana prima è morta una ragazza. Si chiamava Hannah Baker. Si è uccisa ingerendo delle pillole – questo almeno è quello che dicono tutti, lui è tristemente consapevole solo del banco vuoto e freddo. È cordoglio, il suo, una tristezza vera e pura – certo che lo è, lui era segretamente e innegabilmente innamorato di quella ragazza dal viso d’angelo –, ma è anche senso di colpa. Le emozioni che aleggiano dopo un suicidio fra chi rimane a mettere a posto i cocci vanno dalla rabbia al pensiero di non aver visto i segnali.

Quel giorno torna a casa. Trova una scatola di scarpe. All’interno di essa, sette cassette. Il vecchio mangianastri di suo padre è quello che fa per lui. Non appena preme play, una voce rimbomba nelle casse. A lui si gela il sangue.

È lei. È Hannah Baker.

“Ciao a tutti, ragazze e ragazzi. Qui è Hannah Baker. Dal vivo e in stereofonia. Niente rimpatriate. Niente bis. E stavolta, neppure una richiesta. Spero che voi siate pronti perché sto per raccontarvi la storia della mia vita. O meglio, come mai è finita. E se state ascoltando queste cassette, è perché voi siete una delle ragioni.”

Sette cassette. Su ogni cassetta, due lati. Lato A e lato B. Ogni lato rappresenta una ragione per il suo suicidio, ogni lato reca un nome.

Ha due regole, Hannah. Tutti i colpevoli devono sentire le cassette, poi ciascuno di loro deve passarle a chi arriva dopo nella narrazione. L’ultimo? Be’, è chiara anche su questo. L’ultimo le può portare con sé all’inferno.

Una delle differenze con il film è che nel libro Clay, spinto dalla curiosità, ascolta tutte le cassette in una notte – ricordiamo che in Tredici, versione Netflix, le ascolta nell’arco di una settimana –; in più lui e Hannah nel libro sembrano avere un legame meno forte che nella serie.

Inoltre, su carta stampata lei si toglie la vita ingerendo delle pillole. Nella serie, una delle scene più criticate perché cruda – non capisco però come possa la scena che rappresenta la morte di una sedicenne non esserlo – è proprio quella del suicidio: Hannah si toglie la vita tagliandosi le vene nella vasca da bagno.

Cassetta dopo cassetta, pagina dopo pagina, scopriamo perché Hannah Baker si è tolta la vita. Si parla spesso di effetto valanga. Spiego meglio.

“Ma è proprio questo il nocciolo della questione. Non si può mai sapere con certezza che tipo di impatto ognuno di noi può avere sugli altri. Spesso, non ce ne rendiamo nemmeno conto. Eppure, questo impatto esiste eccome.”

Ogni elemento, ogni frase maligna, ogni cattiveria… tutto fa parte di un effetto valanga. Più forte, più pericoloso, più subdolo proprio perché non si fa notare. Quando un adolescente si toglie la vita per colpa del bullismo, generalmente non c’è un solo episodio da tenere in considerazione. Sono tanti, piccoli pezzi che si uniscono formando un puzzle mortale.

Ecco, è a questo che dobbiamo dare attenzione. All’effetto valanga. A questi nostri giovani che crescono senza protezioni, senza difese. Loro sono costantemente sotto una lente d’ingrandimento; sono fragili, bisognosi di attenzioni.

E il bullismo è una piaga dei nostri tempi.

È facile pensare di farla finita quando hai 16 anni e i tuoi compagni ridono di te. Quando ti offendono. Quando ti parlano dietro, quando ti calunniano, quando ti escludono, quando non mostrano nessun interesse per te.

Hannah Baker poi – e questo è un elemento in comune con la serie – è una giovane e bella donna che si affaccia nel mondo degli adulti. Non è facile essere adolescente, no di certo, ma ancora meno è facile essere una piccola donna.

Hannah Baker è una donna che chiede solo rispetto, solo tranquillità.

Lei non ha fatto assolutamente nulla per meritarsi un certo tipo di attenzioni, ma è stata comunque eletta Miglior sedere della prima superiore. E questo le ha portato palpatine squallide, risatine nei corridoi, richieste di appuntamenti con secondi fini.

Lei non ha fatto assolutamente nulla per giustificare un certo tipo di pettegolezzi, ma è stata comunque considerata una ragazza facile. Per colpa di un bacio… un bacio che sognava di dare in un parco sotto le stelle, un bacio che l’ha condannata, un bacio che è stato il primo passo verso il baratro.

Lei non ha fatto assolutamente nulla per cadere nella depressione più cupa, ma le persone accanto a lei non hanno visto i segnali, non l’hanno supportata, non l’hanno consolata. L’hanno solo spinta ancora più in basso.

Ecco cos’è il bullismo. Un piede che calca sulla tua testa. Un mattone sul tuo petto. Una corda che lega i piedi stretti. Ti immobilizza. Ti porta nel buio. Ti fa dimenticare ogni buona ragione per respirare.

Ecco cos’è il bullismo, ed ecco contro chi dobbiamo combattere.

Il libro Tredici sarà anche un po’ crudo (esattamente come la serie Tv) ma mostra un quadro della società di oggi, un quadro che dobbiamo – ne abbiamo il dovere! – ridipingere.

 


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Federica Cabras

Ventiseienne, grande sognatrice. Legge per 12 ore al giorno e scrive per le restanti 12. Appassionata di cani, di crimine, di arte e di libri. Dipendente dalle paste alla crema. Professione, giornalista.