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Le mamme ribelli non hanno paura: il romanzo/autobiografia di Giada Sundas

Giada ha poco più di vent’anni, quando scopre di essere incinta. Una piccola vita cresce già dentro di lei, eppure lei non si sente pronta. Non si sente esperta. Non si sente all’altezza. La società, d’altronde, ci insegna che una madre sa perfettamente cosa è bene per suo figlio. Lo sa perché è dotata del famoso, infallibile istinto di mamma – una sorta di superpotere –; questo la aiuterà a fare sempre la cosa giusta. No? No.

Giada Sundas, con un’ironia fuori dal comune, ci descrive il suo essere mamma fin dalla genesi. Con i sette re di Roma come titoli dei capitoli – li ripeteva a intermittenza, ci dice, mentre partoriva –, ci racconta ogni fase della maternità, dalla scoperta del concepimento fino alla stesura del libro.

La fame compulsiva della gravidanza; la difficoltà di cambiare un pannolino i primi giorni; la strana consapevolezza di aver dato vita a un altro essere umano.

Non si limita a questo. Ci illustra anche l’altro lato della medaglia, ciò che non racconta nessuno. Lo fa con uno stile molto originale, elevato, sagace e forbito ma anche ironico e divertente.

Ci dice che ama sua figlia da morire, certo, ma che non è stata una passeggiata. Ci dice che continua ancora oggi – oggi che la sua Mya ha già una manciata di anni – a non essere semplice e che si ha paura di sbagliare in ogni istante. E che fare la mamma è il mestiere più complicato che ci sia. Ci dice poi che ogni giorno è una scommessa con se stessi e con il mondo.

Mettere al mondo un bambino è qualcosa di meraviglioso, sì, magico e bellissimo. Ma la gravidanza, ad esempio, è anche qualcosa che scombussola il corpo di una donna in modo non indifferente. Il parto è doloroso, sì, ma arriva presto anche il “dopo parto” – un periodo fatto di mancanza di sonno, di dolori, di stanchezza e di senso di inadeguatezza – a distruggere un equilibrio già un po’ precario.

Ogni mamma – e a maggior ragione le mamme alle prime armi – ha dubbi e paure, benché non possa però parlarne.

Ogni mamma potrebbe sentirsi un po’ persa.

Ogni mamma potrebbe pensare – nei momenti più difficili, quelli nei quali il coraggio è messo a dura prova da un enorme dolore fisico e psicologico – che non è come l’aveva immaginato.

Ogni mamma potrebbe vacillare, perché la maternità è una dura sfida.

Questo non fa di lei una cattiva madre.

Giada Sundas ci spiega che si può sbagliare; che si può dubitare; che si può vacillare. Ma che questo non fa delle donne a cui tutto ciò capita dei mostri senza cuore. Siamo donne, prima di essere mamme, e non esiste un potere innato che ti illustri esattamente cosa fare e in quale momento farlo.

Affronta argomenti delicati e lo fa condendo ogni sua frase di metafore, di giochi di parole, di analogie. È praticamente impossibile non ridere, durante la lettura. Ho dovuto affondare la testa nel cuscino – per non svegliare il mio compagno che dormiva accanto a me – quando, alle due di notte, leggevo qualcosa che mi faceva venire le lacrime agli occhi.

Esorcizza le difficoltà con uno humor sottile, insomma. Mai, però, dà l’idea di affrontare in modo frivolo gli argomenti che espone. Li scandaglia, li analizza, li sminuzza, ne trae il succo. Poi li espone con una chiarezza disarmante.

Dalle pagine, traspare un amore incondizionato per il suo compagno, Moreno, e per la piccola Mya. Per la vita, in generale. Per la scrittura. Per se stessa, anche, perché bisogna sapersi amare per poter amare gli altri.

 

 

Federica Cabras

Ventiseienne, grande sognatrice. Legge per 12 ore al giorno e scrive per le restanti 12. Appassionata di cani, di crimine, di arte e di libri. Dipendente dalle paste alla crema. Professione, giornalista.