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L’importanza del “giorno della memoria”: senza memoria siamo soli

Tutti noi abbiamo memoria delle cose.

Di noi stessi, degli altri e del mondo che ci circonda. Senza memoria non esiste apprendimento, ossia non siamo in grado di imparare quelle informazioni che possono cambiare i nostri comportamenti. Se non memorizzo le lettere dell’alfabeto, in qualsiasi lingua, non sarò mai in grado di metterle insieme, combinarle, per creare le parole, e senza parole non esiste linguaggio. Senza parole non parlo e non scrivo. Semplice, ovvio ma fondamentale.

Questa è la settimana della memoria.

Vogliamo tutti ricordare Auschwitz. Abbiamo deciso di farlo, dopo quel vicino 27 gennaio 1945, quando si aprirono i cancelli di quel luogo della tortura.

Sappiamo come funziona la memoria? Sì, quasi tutto abbiamo scoperto di questa meravigliosa funzione della nostra mente. Sappiamo che esiste una memoria del passato, messa in funzione quando si deve ricordare qualche cosa di importante e utile per la propria vita, come esiste una memoria utile al futuro, quando il ricordo permette di organizzare e modificare i nostri futuri comportamenti. E sono azioni mentali che si attivano in zone diverse del nostro cervello, come se la natura avesse voluto affidare questi due compiti, la memoria che recupera il passato e quella che serve per il futuro, a due gruppi diversi di cellule cerebrali.

Per essere chiaro sull’utilità della memoria rivolta al futuro, provate a pensare a come sia utile per uno studente che impara la geografia il giorno prima dell’interrogazione. Ciò che metterà a memoria verrà utilizzato da lui stesso il giorno dopo, in classe e di fronte a tutti. Ecco, in questo caso la memoria si rivolge al futuro. Se invece, impariamo la geografia per ricordare qual è la capitale della Francia, senza doverlo ripetere a qualcuno il giorno dopo, si tratta di una memoria che si potrà utilizzare solo all’occorrenza.

E quando ricordiamo qualsiasi cosa della nostra vita, ci troviamo sempre in un contesto in cui non siamo mai soli, anche quando siamo fisicamente in solitudine. Per esempio, se riflettiamo su noi stessi e stiamo guidando, siamo dentro l’automobile e vediamo fuori scorrere il paesaggio. Cose che fanno compagnia, e che non ci rendono completamente soli. Ecco perché senza memoria non esiste vita, ambiente, amore e futuro.

Ricordare quindi l’immane tragedia di un popolo è ricordare l’ambiente della nostra storia, come uomini ed europei. Solo in questo modo potremmo davvero ricordare che i sintomi di queste sciagure si annidano nell’essere umano, anche quando crede di essere migliorato. No, di fronte al male non dobbiamo mai abbassare la guardia.


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Alessandro Bertirotti

Docente universitario e Visiting Professor di Anthropology of Mind presso la Universidad Externado de Bogotà, Colombia

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