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IMPAZIENZA | Difficile riuscire a gestire quando si è giovani. Impossibile spiegare a un ragazzo che saper aspettare è una virtù.

Ci sono parti del corpo che si muovono senza controllo.
La mano batte sulla gamba, il piede ritma sul pavimento, le dita tamburellano sul tavolo.
Si crea un ritmo. La mente è altrove e chi ci sta accanto, osserva il nostro movimento.
Noi siamo inconsapevoli di trasmettere agitazione. Di questo parlerò la prossima volta.

Quando siamo in attesa, di una risposta o di un avvenimento che tarda ad arrivare, diventiamo impazienti. Ci sembra di non poter sopportare quel lungo periodo e il tempo raggiunge una lunghezza incalcolabile.

La mente va ai tempi in cui si tornava a casa per ascoltare la segreteria telefonica.
A volte si evitava di uscire di casa in attesa di quella telefonata che poteva cambiarti la vita. O così ci sembrava in quei momenti in cui attendevamo con ansia la risposta per un lavoro, un invito a cena o semplicemente la voce della nonna che ti diceva quanto amore aveva per te.
Difficile riuscire a gestire l’impazienza quando si è giovani.
Impossibile spiegare a un ragazzo che saper aspettare è una virtù. Quando hai voglia di cambiare il mondo o anche semplicemente la tua vita, il tempo diventa prezioso, nonostante si pensi di averne tanto a disposizione.

La cosa assurda è che s’impara che cosa sia la pazienza, col trascorrere degli anni. Più passa il tempo e meno sai di averne a disposizione e più riconosci nella calma l’unico ingrediente che migliora la tua qualità di vita.

In effetti solo dopo che la tempesta passa ci rendiamo conto del sereno. Ci sono infatti sentimenti ed emozioni che nonostante siano familiari e si ripetano all’infinito in una sola vita, ogni volta ci sembrano una novità.

Ci ripromettiamo di non caderci più, in quell’errore o in quel modo di fare. Come cascare nella trappola dell’impazienza. Ci logora, ci distrugge a volte ci abbrutisce.
C’è chi si mangia le unghie e chi diventa antipatico.

Quante volte ho agito d’impulso solo perché non ho saputo aspettare. Anche se spesso ho ottenuto risultati positivi, riconosco che chi è rimasto ad osservare lasciando che io mi facessi male, ha raccolto i frutti senza piegare la schiena.

Questione di carattere, temperamento e a volte anche di strategia.
Perché… diciamo la verità, non sempre chi arriva per primo sa quello che sta facendo, mentre è più probabile che chi semplicemente sa attendere il proprio turno riesce a non fare gli errori già commessi.

Io in questo sono stato un campione. Lungimirante, sempre avanti un passo, ma alla fine, anche solo per stanchezza, mi sono ritrovato in fondo.

Si dice: se tornassi indietro nel tempo, non lo farei.

Io dico, non vorrei tornare indietro nel tempo; anzi sono felice del qui e ora. Semplicemente ora so per certo che ogni cosa ha il suo tempo e anche i frutti vanno mangiati nella loro stagione e quando sono maturi, altrimenti non sanno di nulla.

Consiglio

In quanto all’impazienza sono sempre stato un campione. Conosco ogni movimento, reazione e sentimento che la caratterizzano. Se impari ad aspettare riesci anche a gestire tutto quello che ti accade. Paziente è colui che, sa vivere l’attimo. Anche in questo caso è necessario avere fede. La vita è generosa e se impari a capire come funziona riuscirai a godere di tutto quel che ti offre. Se invece diventi impaziente, rischi di non riconoscere quando è il momento di scendere dal bus che chissà dove ti porta.

 


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