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L’Africa che sognava Nelson Mandela ancora non esiste

La nostra storia come umanità è evento di tutti i giorni. Senza essere completamente coscienti, durante la nostra vita quotidiana possiamo cambiare il corso della storia umana. In tutti i periodi storici, in particolari condizioni, il flusso della vita quotidiana stimola alcuni individui a produrre qualcosa di importante, nuovo e, a volte, persino rivoluzionario.

Questa settimana celebriamo le azioni, le intenzioni e le idee di un grande personaggio, Nelson Mandela, colui che si rifiutò di accettare l’idea che il suo Paese, il Sudafrica, continuasse ad avere cittadini di serie A, i bianchi, di serie B, gli indiani e i neri, a volte anche di serie C. Danilo Campanella ci presenta, nel suo Nelson Mandela, edito dalle Paoline nel 2018, l’uomo, lo statista, il leader, un personaggio un po’ diverso da quello che siamo soliti immaginare, nel senso che lo colloca più tra gli uomini politici importanti dello scorso secolo che tra gli eroi della storia umana. Il premio Nobel per la Pace, 1993, non era un filosofo idealista, ma un uomo concreto, amico di potenti e dittatori internazionali (ha ricevuto anche il sostegno di Fidel Castro) che sostenevano la sua idea di una Terza Via Africana, come la definisce Danilo Campanella.

Voleva un’Africa che ancora non esiste purtroppo.

Un’Africa per tutti gli africani, senza distinzioni di etnie e ideologie, nella quale tutti si sentissero cittadini di una grande terra, dalle incommensurabili possibilità economiche, ambientali e di sviluppo. Ha combattuto tutta la vita per questo obiettivo, senza purtroppo riuscire nel suo intento, perché quest’Africa è ancora ben lontana dalla sua realizzazione. I suoi abitanti scappano, e da schiavi stanno aderendo alla nuova forma di schiavitù internazionale, all’interno della quale anche noi, occidentali e in ogni parte del mondo, ci troviamo: molti uomini che lavorano come schiavi per alimentare la ricchezza di pochi.

Si chiama Economia dell’1%, perché solo l’1% della popolazione mondiale è ricca. È la finanza dei grandi poteri economici, che rende il resto del mondo povero, a diverse latitudini e longitudini. E questo, purtroppo, non era certamente il sogno di Nelson Mandela, e tutti noi, senza saperlo, stiamo diventando sempre più abitanti di un Sudafrica mondiale, soggetti a nuove forme di apartheid.

Forse, l’eredità più importante che ci ha lasciato questo grande uomo è davvero antropologica ed evolutiva, perché ha sempre sognato un’umanità cosciente di se stessa, con un cuore ed una mente rivolti ad un benessere solidale, generale e universale.

Ecco, dovremmo ricordarlo per questo e magari quotidianamente.


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Alessandro Bertirotti

Docente universitario e Visiting Professor di Anthropology of Mind presso la Universidad Externado de Bogotà, Colombia