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Al Policlinico Gemelli di Roma va in scena il workshop: “Cinema e Sogni”

Si è svolto venerdì 19 e sabato 20 la due giorni del workshop Cinema e Sogni, dal titolo “la malattia oncologica nell’immaginario”.

L’evento si è svolto a Roma nella sala Medicinema del Policlino Agostino Gemelli ed è stato presieduto dal professor. Domenico Arturo Nesci, psichiatra e Direttore della (S.I.P.S.I) Scuola Internazionale di psicoterapia nel setting istituzionale con sede a Roma. Un viaggio tra il cinema e i sogni, è stato questo il leit-motiv reso possibile grazie alla serie televisiva prodotta da Rai Fiction la “Linea Verticale” mandata in onda dal 13 gennaio al 10 febbraio 2018 su Rai 3 del regista Mattia Torre, che ha visto come protagonista l’attore italiano tanto amato dal pubblico del piccolo e del grande schermo Valerio Mastandrea.

Nel primo giorno di workshop c’è stata la visione di due delle otto puntate che hanno riassunto al meglio la tematica dell’evento, la malattia oncologica nell’immaginario collettivo; i luoghi comuni del sistema ospedaliero, i comportamenti del personale paramedico, il rapporto con i medici e i familiari, e sopratutto gli atteggiamenti dei pazienti che vivono in prima persona il calvario della malattia oncologica. La fiction la Linea Verticale è stata tratta dalla vicenda personale che lo stesso regista Mattia Torre ha vissuto in prima personale, dalla quale ha poi messo nero su bianco con una sceneggiatura che è diventata una serie televisiva di ben otto puntate prodotte dalla Rai. Nel secondo giorno di workshop, il professor. Nesci ha dato il via all’analisi introspettiva e personale con il pubblico presente nella sala Medicinema alle riflessioni della fiction in parallelo con la tematica Cinema e Sogni. “sono contento dei risultati ottenuti in questo workshop che abbiamo svolto attraverso una tecnica chiamata Social Dreaming che è stata scoperta da G.Lawrence negli anni ’80 quando era direttore al Tavistock Institute of Human Relations di Londra. Lawrence, recuperando un sapere storico, e antropologico, ipotizzò che fosse possibile sognare socialmente (considerare il sogno come manifestazione del sociale in cui viviamo), e che i sogni potessero illuminare il contesto sociale condiviso. Il social dreaming è una metodologia per trasformare il pensiero dei sogni usando le libere associazioni, l’amplificazione tematica, e il pensiero sistemico, in modo da creare legami, trovare connessioni e liberare/generare nuovi pensieri. Tuttavia già nel 1992 avevo cominciato ad usare questa tecnica durante i corsi di psico – oncologia che ho tenuto per anni al Policlinico Gemelli.

Quello che è venuto fuori da questa due giorni di workshop con il pubblico presente il quale era composto da infermieri personale paramedico, la prima cosa che mi ha colpito è stato l’immedesimarsi nelle diverse situazioni che prendevano forma nella fiction attraverso la narrazione del personaggio, e poi gli elementi dello spaesamento alla notizia di avere un male da combattere. Ma durante il calvario però c’è la condivisione tra pazienti e le maestranze mediche che diventano i tuoi alleati. Tutto questo è stato riscontrato tra i presenti con le dovute vicende personali e non, dirette o indirette che siano”. Il professor Nesci è stato affiancato dal Dottor. Vezio Savoia e dalla Dottoressa Elisabetta Corona anch’essi medici psichiatri del Gemelli. A coordinare l’evento c’era anche la dottoressa Anna Rita Palmieri dell’ufficio Formazione del Policlinico Gemelli. Medicinema Italia è un’associazione italiana che nasce nel 2013 ispirandosi all’esperienza di MediCinema UK, charity attiva nel Regno Unito dal 1996. E’ una Onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale), iscritta all’elenco della Regione Lombardia, dove ha la propria sede legale. L’ambito di attività è nazionale, in progressiva espansione dopo le prime esperienze a Milano e Roma.

Dal 2014 ha il patrocinio del Ministero della Salute, dal 2016 gode del sostegno della Direzione Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per le attività di promozione cinematografica. L’utilizzo del cinema come elemento evasivo e di distrazione diventa una “cura” per alleviare la sofferenza fisica e mentale. L’applicazione di questo metodo e il suo costante monitoraggio negli ambiti pediatrici, psichiatrici, geriatrici, pre e post-chirurgici, nelle terapie riabilitative, intensive e nelle lunghe degenze, è un intervento che genera un beneficio e un’innovazione nel trattamento clinico, affiancando la tradizionale terapia medica.

Armando Biccari

Mi chiamo Armando Biccari ho origini pugliesi sono un giornalista ho lavorato e lavoro lavoro per diverse Testate giornalistiche online e Carta Stampata, e Radio TV ho vissuto in diverse città Italiane Genova, Venezia, Prato Macerata. Tra le mie passioni ci sono oltre al Cinema la comunicazione musicale Sociologia dei New Media Audiovisivi Televisione, e la comunicazione scientifica e tutto il resto...