L'IRRIVERENTERUBRICHESOCIAL ZONETELEVISIONE

Selvaggia Lucarelli contro Barbara d’Urso: un bel tacer non fu mai scritto!

In una società barbarica stalkerare una persona, anche se solo virtualmente, annotando le sue abitudini, i suoi usi e costumi per farsene beffa successivamente in rete, può essere considerato un atteggiamento civile che merita attenzione o, peggio ancora, il plauso da parte degli utenti. In un clima di grave emergenza sanitaria, di crisi economica e sociale, come quello in cui ci siamo ritrovati a vivere in così poco tempo, laddove possibile, dovremmo mostrare la nostra vicinanza e solidarietà a chi ogni giorno combatte per il bene comune. Alle persone andrebbero regalati sorrisi, mazzi di speranza e quelle carezze sul cuore per alleviare qualsiasi tipo di sofferenza.

Continuare ad alimentare vecchi dissapori non porta a nulla di buono ed è proprio per questo motivo che le parole di Selvaggia Lucarelli contro Barbara d’Urso mi fanno venir in mente più o meno quelle di Iacopo Badoer, librettista e poeta italiano del XVII secolo, secondo cui “un bel tacer non fu mai scritto”. In un’epoca di pandemia mondiale da Coronavirus provare un insano piacere nel contestare e criticare gratuitamente ad ogni costo gli altri, probabilmente perché affetti da chissà quale strana sindrome del cattivo gusto, è una mania quasi più diffusa del virus stesso. A tal proposito qualcuno potrebbe spiegare a questa signora che: a) Intimare ad altri di indossare la mascherina giusto per “tutelare truccatori e parrucchieri” equivale ad equipararli a degli untori; b) La d’Urso non è certo l’unica a ricorrere a trucco e parrucco per la messa in onda, senza dimenticare che ci sono molte categorie di persone, esattamente quegli stessi truccatori e parrucchieri che, per vivere dignitosamente, hanno bisogno di lavorare. Eppure, in merito alla chiusura della trasmissione in cui era abitualmente ospite Ballando con le Stelle, non sapendo come sarebbe andata e se ci sarebbe stata, ci ha tenuto a ricordare che vi lavorano 150 persone, vale a dire 150 famiglie da sfamare, e che pertanto riteneva la sua cancellazione alquanto discutibile. In un altro suo tweet poi, risalente a poche settimane fa, si legge: “Che poi alla fine questo grande sacrificio richiesto è di rimanere a casa, al caldo, davanti a Netflix, mica di andare a raccogliere pomodori nei campi a ferragosto”; già, peccato solo che arroganza e serie tv non siano sufficienti a portare il pane sulla tavola, perché non tutti possono “usufruire” dello smart working e permettersi una semplice banalità come Netflix! Medici, infermieri e il personale socio-sanitario che quotidianamente si espone al rischio per preservare il benessere della comunità; farmacisti e commercianti, autisti dei mezzi (pubblici e privati) e netturbini, quelli di spesso cui nessuno parla che permettono il rifornimento e lo smaltimento dei beni e servizi di prima necessità; i postini, i corrieri e i camionisti che trasportano le merci; i volontari di Croce Rossa Italiana che si occupano dei meno fortunati; i fonici, i cameraman e i conduttori tv, che si adoperano incessantemente per garantire un servizio di informazione sempre puntuale ed efficiente. Tutti loro compiono uno straordinario e generoso atto di coraggio rispetto a chi, comodamente sul proprio divano, blatera e twitta come se non ci fosse un domani. c) Nell’intero pianeta ci sono oltre 380mila infetti e 16.500 morti. Lasciamoli riposare in pace, non li citiamo come mezzo per un proprio tornaconto, specie se minimizziamo prima le circostanze con messaggi fessi del tipo “Ci lasciate i figli a casa due settimane, questa è la vera pandemia” oppure “Coronavirus. In Cina morte 56 persone, la maggior parte sopra gli 80 anni e già malate. Gli abitanti della Cina sono 1 miliardo e 300 milioni. È morto lo 0,0000043% della popolazione. Giusto per ricordare i numeri della psicosi per cui si ha paura di ordinare involtini primavera”. Gli opinionisti, i giornalisti e gli scrittori non possono permettersi di parlare per partito preso spalancando la bocca per rinfrescare i denti con l’aria fritta! D’altronde lo ha detto lei stessa a Matteo Salvini, quando ci si esprime su cose che non si conoscono, si farebbe prima a restare in silenzio! 

Le polemiche distruttive non hanno alcun tipo di beneficio. La sua non è satira, a casa mia la chiamano semplicemente IDIOZIA. Quando tutto sarà finito bisognerà scrivere un trattato di sociologia sulla stupidità durante le emergenze, vero Selvà?

Simone Di Matteo

Simone Di Matteo, curatore della DiamonD EditricE, autore, scrittore e illustratore grafico è tra i più giovani editori italiani. I suoi racconti sono presenti in diverse antologie.Nel 2016 partecipa con Tina Cipollari alla V edizione del reality show Pechino Express in onda su Rai2 formando la coppia degli Spostati. Dopo Furore (tornato in onda in prima serata su RAI2 nel marzo 2017) 
è tra gli ospiti del nuovo esperimento sociale in onda su Rai4 Social House. Attualmente è impegnato in una missione segretissima a favore della pace nel mondo. Web: www.simonedimatteo.com