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Tradimenti e convivenze forzate durante il lockdown: la Parenti e il suo nuovo libro, “La verità è che non sei distante abbastanza” | RECENSIONE

Striscioni colorati con scritto “Andrà tutto bene” dipinti dai bambini per darci un po’ di grinta – perché nessuno come loro è capace di infondere speranza. Dirette – più o meno sofferte – di Conte a tutte le ore del giorno e della notte. Programmi televisivi che incitavano gli italiani a lavarsi bene le mani, per quaranta secondi, davanti e dietro, a destra e a sinistra. Sopra e sotto. E attenzione alle unghie. E avvisi della Protezione civile, e pianti, e Papa Francesco da solo, in una piazza San Pietro vuota. E le grida di speranza e quelle di dolore. E i flash mob sui balconi e poi niente più canzoni urlate a squarciagola perché le vittime hanno bisogno di silenzio. Silenzio e ricordo. Silenzio, ricordo e lacrime. E Bergamo che non ha più posto per i corpi, i camion dell’esercito che portano via le bare; noi tutti, italiani feriti, davanti alla tivù a seguire il corteo con la pelle d’oca. E i singhiozzi. E la paura. E la voglia di farcela, nonostante tutto.

Eccolo, il Covid-19. Ecco cosa ha fatto a noi tutti, popolo dello stivale. Ecco il clima di struggimento che ha creato nei nostri cuori, ecco il respiro vitale che ci ha tolto, ecco la stranezza addosso che ci ha regalato… una macabra sensazione di fine del mondo imminente che eravamo abituati a vedere solo nei film apocalittici – ‘ché ai Maya non ci abbiamo mai creduto.

E non lo so, soprattutto vedendo alcuni fatti recenti, se ci ha fatto diventare migliori – come molti millantavano, forse per avere la forza di affrontare ogni nuova giornata di lockdown. Non so nemmeno se abbiamo valutato l’andamento delle nostre vite, scegliendo con cura quello che doveva essere preservato e quello che doveva essere cancellato. Non so se è passata, soprattutto, e lo dico con un macigno sul petto e il ricordo dei momenti peggiori di questo infausto 2020.

Quello che so è che Chiara Parenti – con semplicità disarmante, ironia e sensibilità – ha reso perfettamente chiaro quello che è stato un periodo complesso che verrà ricordato nei libri di scuola, trascinandolo in tutte le sue sfumature sul suo nuovo libro, “La verità è che non sei distante abbastanza”. L’ha colto in ogni sua sfumatura regalandolo a noi sotto forma di insegnamento. Sì, ci ho visto una sorta di morale. E sì, ho anche pianto tanto, ma ci arriveremo – anche se, giuro!, non spoilererò nulla!

“Si dice che l’odio consumi, un po’ come l’acqua che scava la roccia: goccia dopo goccia, corroda la pietra”.

Elena è chiusa in una casa con il fidanzato che l’ha tradita in piena quarantena. Sì, perché non è semplice prendersi le proprie responsabilità ma Lorenzo – Lostronzo, come lo chiama lei – l’ha detto forte e chiaro, qualche giorno prima del disastroso annuncio del Premier. Sono stato a letto con un’altra.

E poi, puff!, il Covid-19 si è abbattuto sulle loro vite e li ha barricati insieme, proprio ora che insieme non ci sarebbero mai voluti stare. Quattro anni cancellati in un soffio. Quattro anni dimenticati – ma si può? Quattro anni che tornano a galla e vanno via per poi tornare di nuovo. Così, all’infinito.

Beh, lei, che è docile come un pittbull, gli rende questa convivenza forzata assai difficile da digerire. Lostronzo non ha nemmeno più una maglietta, né un paio di jeans: l’ex fidanzata tradita ha eliminato ogni capo del suo vestiario a colpi di forbici. Eh, alla fine lei ha il cuore spezzato, lui solo le T-shirt. E lo odia, Elena, lei lo odia follemente di un odio irrazionale, cieco, truce. Lo odia perché nella sua testa Lorenzo ha rovinato tutto. Perché erano innamorati e l’amore non si tratta così. L’amore necessita di cuore. L’amore ha bisogno di carezze e di premure.

L’amore va accudito.

Eh, appunto, cara Elena. C’è qualcosa che devi dirci anche tu?

“Ma c’è la quarantena e mi ha costretto per la prima volta a fermarmi, a pensare, a osservare, fuori e soprattutto dentro di me”.

Comunque, questo folle periodo di isolamento forzato ha dato l’avvio, nostro malgrado e per nostra fortuna, a un profondo e inarrestabile meccanismo di ragionamento. Cioè, io ho potuto ragionare su colpe risalenti al Neolitico, analizzarle, scandagliarle, spiegarle, trovare loro un motivo, metabolizzarle. Così come per quanto riguardava i rapporti interpersonali: direi che c’è stato molto tempo per capire quali fossero quelli giusti, veri, possibili e quali quelli assurdi, sbagliati, mediocri. E i pensieri vertevano più che altro sul passato, okay, ma è da lì che si parte per avere uno splendido cammino… E non credete alla cazzata che dicono, quella per cui sei felice solo se pensi al presente e al futuro. Devi comunque chiudere con quello che è stato per poter godere della serenità necessaria per iniziare al meglio ogni nuova pagina della vita.

Ecco, Elena e Lorenzo hanno bisogno di capire perché si è arrivati fin lì.

Un tradimento è solo un tradimento, secondo voi? Non ci sono cause scatenanti, non ci sono colpe da suddividere? A volte no, vi do ragione.

Talvolta una scappatella adultera è solo una scappatella adultera. Un paio di mutande tolte. Qualche gemito strappato. Un rivestirsi veloce e con il senso di colpa.

Altre volte, invece, soprattutto quando ci si è voluto tanto bene all’inizio, è il sintomo di qualcosa che non va, che non funziona, e da tanto anche. E non giustifico questo, non sia mai – fidanzato mio, se stai leggendo questo, non sentirti mai appoggiato, NON FARLO! –, ma allo stesso tempo penso che ci si debba chiedere “perché”. Come mai quella che era una storia d’amore da oscar si è rivelata un completo fallimento?

“Ho imparato che il colpo di fulmine è una sferzata di energia, ma l’amore è una prova di resistenza. L’innamoramento è uno sprint che ti fa muovere le gambe velocemente per un breve intervallo di tempo, ma amare è correre una maratona e per quello bisogna essere disciplinati, impegnarsi con costanza e continuità, seguire un programma di allenamento regolare”.

I due ex-innamorati, conviventi in una situazione surreale, hanno di fronte la realtà: sta a loro affrontarla, parlarne, smettere di gridare, di fare guerra, e pensare a cosa fare di concreto. Due sono le possibilità: o si lasciano, ma devono farlo con consapevolezza, perdonandosi e capendosi, perché grande era l’affetto che li univa, o risolvono tutto, perché nessuno è perfetto e la vita non è mai bianca e nera ma una scala di grigi. Imperfetti. Sbavati. Mosci. Ma sempre diversi.

Chiara Parenti è stata fenomenale. Io la adoro dai tempi di “Tutta colpa di un mojito” e ne ho seguito l’evoluzione, la crescita stilistica. Oggi ha fatto un salto, ha parlato di un periodo particolare con una grande cura, con dolcezza, con ironia – e Dio salvi le risate, soprattutto ora – e con profondità.

Posso dire di aver adorato questo libro, posso dirlo perché alla fine ho pianto come una bambina. Ho pianto perché ha ragione su ogni punto. Perché ha toccato le mie corde. Perché il Covid-19 ha acuito tutte le emozioni negative e ci ha rovinato la vita, è vero, ma ci ha dato anche una grande possibilità: cambiare ciò che non andava bene, rinnovarci, trasformarci. Vivere di nuovo. Nella fretta della vita quotidiana, sempre da affrontare di corsa pena licenziamenti vari, ci dimentichiamo di amare profondamente: il Covid-19 ci ha insegnato a farlo. A non dimenticare di dire “ti voglio bene” ai nostri cari. A darlo, quel bacio, cavolo. A chiarirci, perché la vita è breve e non va sprecata.

E la Parenti ci ha regalato tutto questo.

“Le tempeste passano, sempre. Noi a volte lo dimentichiamo, ma il cielo lo sa e aspetta. Fermo, immobile, possente. Non ha paura di venire oscurato, non teme di essere spazzato via perché non conosce fine. Ed è tutto intorno a noi, anche quando non lo vediamo”.

Federica Cabras

Ventiseienne, grande sognatrice. Legge per 12 ore al giorno e scrive per le restanti 12. Appassionata di cani, di crimine, di arte e di libri. Dipendente dalle paste alla crema. Professione, giornalista.