INEDITOLIBRIUNO SGUARDO SU...

Mario Bonanno si era ripromesso di non scrivere nessun libro su De Andrè ma lo ha fatto! Lo abbiamo intervistato!

“Di Fabrizio De Andrè , non avevo mai cominciato(a scriverne) quanto meno mai per un libro. Era un impegno che mi ero dato e mi ero ripromesso di mantenere.”

Cosi lo scrittore e autore di saggi e articoli (sulla canzone d’autore), Mario Bonanno, spiega ai suoi lettori, (nel nuovo romanzo di imminente uscita), il come e il perché ha iniziato a scrivere un libro che parlasse di De Andrè.

“Una mattina”, spiega l’autore, “Una mattina di qualche mese fa, mi sono imbattuto in un pezzo che annunciava i primi cinquant’anni di questo disco (La buona novella uscito nel Novembre 1969), e ho rotto l’impegno assunto con me stesso: ho scritto il mio primo libro su Fabrizio De Andrè

Cosi (cari lettori di M Social Magazine), raggiunto Mario telefonicamente abbiamo chiacchierato del suo nuovo saggio intitolato: “Non avrai altro Dio all’infuori di me/spesso mi ha fatto pensare”. Libro che arriva cinquant’anni dopo la pubblicazione del disco “La buona novella”. Libro che attraverso analisi dei testi, interviste e dichiarazioni dello stesso De Andrè, ne racconta l’attualità.

Per chi non conoscesse Mario, posso dirvi che “il mondo di Mario scrittore nasce sin da piccolo attraverso Mario lettore”, come ci racconta lo stesso autore, poi continua: “Non mi sono mai concepito in altro modo se non come una persona che legge e scrive. Non ho avuto mai veramente altri slanci che mi abbiano emozionato e mosso in maniera cosi pregnante come un libro o una scrittura.”

Ecco a voi la nostra chiacchierata. Buona lettura.

Si era ripromesso di non scrivere nessun libro che parlasse di De Andrè. E invece una mattina Mario rompe la promessa fatta a se stesso. Perché?

Quando mi è arrivata notizia dei 50anni de “La buona Novella” (che cade a Novembre), mi dissi: “io non scriverò su De Andrè”, proprio per non seguire il coro. Facendo però mente locale sul disco, mi accorsi che fù l’unico disco politico, anzi il primo disco politico di Fabrizio De Andrè.

Cito testualmente: “Dall’anno della sua morte(1999), i libri su De Andrè non si contano. Si ripetono giocoforza e in progress.” Se i libri che ricordano De Andrè sono davvero cosi tanti e aumentano sempre più, cos’è che distingue il suo da un altro già letto?

Se ci sono riuscito, non lo so, però rispetto ad altre opere che sono uscite su De Andrè, il mio è un discorso documentaristico e molto umile. E’ un libro compilativo e il taglio nuovo che non c’era con gli altri libri è proprio il taglio politico, aspetto che andava assolutamente approfondito.

Il disco che uscì nel 1969, rimanda la mente a un periodo storico non tanto roseo per la nostra Italia, basti pensare alla Strage di Piazza Fontana, alle rivolte studentesche e cosi via dicendo. Fabrizio De Andrè peró usci con un disco sui Vangeli Apocrifi.

Quando De Andrè se ne uscì con questo disco, il suo pubblico, non fù molto contento, si sentì tradito. L’Italia non era uno dei mondi migliore dove vivere in quel periodo e in un momento in cui le masse si aggrappavano a un senso di giustizia sociale, in un periodo di rivolte sociali per una società in pieno cambiamento, De Andrè se ne usci con un disco che parlava di Gesù. Il 1969 continuatore del 1968, trova in questo album (ovvio sotto traccia), un emblema dove si parla di Gesù in quanto uomo rivoluzionario. “Il più grande rivoluzionario della storia”, come diceva lo stesso De Andrè.

Mario Bonanno, come Fabrizio De Andrè ha sempre avuto ammirazione per la figura di Gesù

Come De Andrè, non credo che sia il figlio di Dio e tutto questa venerazione non è per il personaggio aureolato, ma come persona capace di “Sovvertire”, un sistema. Gesù non è morto perché aveva una missione da compiere. Nella buona novella, Gesù viene condannato a morte perché sovvertitore di uno status quo. Il messaggio di pace che egli porta, diventa destabilizzante, di rottura perché è lui  stesso un personaggio che sta affianco agli ultimi, gli stessi ultimi che hanno dato sempre fastidio a un certo tipo di potere. Va chiarito però che Gesù è solo evocato e non è uno dei personaggi della buona novella, resta quindi di sfondo come Dio, grande figura manipolatrice. I sacerdoti manipolati da Dio, a loro volta, manipolano Maria, figura assolutamente terrena.

Prima di salutarla e ringraziarla per la sua presenza tra le pagine della nostra Testata, mi chiedevo e le chiedo: “Facendo riferimento al titolo di un suo precedente libro, saprebbe spiegarci cosa ne resta della canzone d’autore italiana?”

Il cantautorato per come lo intendo io, si è estinto (di certo non da ora). Si è estinto perché si sono estinti i contenuti pregnanti delle canzoni. Non ci aspettiamo più canzoni impegnative . I cantautori di una volta erano capaci di rimandi letterali, sociali e politici. Mentre oggi forse sono rimasti (nel migliore dei casi), quelli sociali, ma espressi in una lingua che non è quella di Guccini , Gaber, Vecchioni ed ovviamente De Andrè. Oggi sulla musica d’autore c’è grande confusione o un grande silenzio. Molti scambiano il cantautore come un artista politico, ma non è sempre cosi. Il cantautorato, fù una corrente musicale oramai di nicchia, perché si sa le nicchie possono essere controllate, le masse no.

Rosa Spampanato

Rosa Spampanato anni 38. Amante della scrittura. Articolista per M Social Magazine Articolista per il Quotidiano LaSicila Collaboratrice per il Magazine Cherrypress Collaboratrice per la Testata Giornalistica VanityClass Sezioni di Riferimento Cinema TV Musica