TELEVISIONE

Mina Settembre, l’arte della semplicità | RECENSIONE

Può un assistente sociale prendersi le luci della ribalta e divenire in una notte padrone dei destini? La Rai, o meglio “Mina Settembre”, riesce nell’impresa di dar lustro a una categoria fin troppo sottovalutata dall’Italia imprenditrice, mostrandone quelle debolezze umane affrontabili solo col dialogo. Con questa semplice ricetta, frutto della penna sapiente di Maurizio De Giovanni sui colori di una città pittoresca e pertinente alla narrazione come Napoli, l’emittente statale ha vinto l’ennesima sfida, già al secondo appuntamento, in termini di contenuti e ascolti.

Perché se i numeri già assumono connotati trionfalistici – si viaggia sulla media di circa 6 milioni per le prime due puntate andate in onda domenica 17 e lunedì 18 gennaio -, il dramedy di Tiziana Aristarco viaggia sulla capacità di empatia e leggerezza che caratterizza il multi-verso di Rai 1, poggiandosi su un insieme di attori credibili e calati alla perfezione nel contesto. Vien da loro infatti le diverse sfumature umane di questa fiction “empatica”, che unisce il sarcasmo alto-borghese della talentuosa Marina Confalone nei panni della madre cinica Olga all’ironia dissacrante del portiere Rudy Trapanese (Nando Paone), e che genera lo scontro fenotipico fra il dandysmo del “quasi” ex-marito Claudio (Giorgio Pasotti) e il romanticismo del ginecologo Domenico (Giuseppe Zeno) ed etico fra l’amica più razionale Irene (Christiane Filangeri) e la frivola Titti (Valentina d’Agostino).

Uno sfondo colorato con tocchi perlopiù rassicuranti, che risalta ancor più la protagonista indiscussa, Serena Rossi. Suo infatti il volto dell’anticonformista Mina Settembre, capace di dare un calcio alla stabilità familiare e professionale per un progetto di vita più complicato, ma pur sempre più sorprendente. La cosiddetta “discesa” nei quartieri Spagnoli dopo l’appannaggio del lussuoso Vomero diviene metafora di un personaggio pronto a rimettersi in gioco in un’età decisamente più adulta, al preludio dei 40 anni, che è capace di arrivare fino in fondo nelle sue scelte, senza sottrarsi dinanzi agli ostacoli più difficili. Ostinazione e tenacia da parte di chi, Serena Rossi, filtra amore per la sua città e per l’interpretazione della semplicità.

Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).