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PINO DANIELE – TERRA MIA, il libro

 

Quarant’anni fa, un giovane e timido musicista con grandi sogni, idee chiare e una gran voglia di rinnovare la musica della sua città, Napoli – città ricca, intensa, bella e forte, da lui perennemente amata e odiata contemporaneamente –, dà una musicassetta a un giornalista di Super Sound affinché la ascolti e dia un parere.

Grazie a quell’incontro fortuito, avviene un colpo del destino: Pino Daniele e Claudio Poggi – da subito innamorato delle tracce contenute in quella musicassetta – iniziano un percorso insieme. È di questo sodalizio che Poggi parla nel libro dedicato al grande artista, libro scritto con la collaborazione di Daniele Sanzone – voce degli ‘A67.

Parla del primo album, “Terra mia”, degli esordi. La grandezza di Pinotto – come lo chiama affettuosamente Poggi – è chiara sin dall’inizio. Con grande precisione, ci racconta quegli anni rendendoci partecipi di un inizio magico che cambiò le sorti della musica napoletana.

Ci narra della disinvolta leggerezza con cui creava parole forti, lancinanti, autentiche. Era un linguaggio crudo, il suo, sporco, malinconico e graffiante, un linguaggio che si parlava nelle strade di Napoli, sentito dal popolo, naturale – molto distante da quello dei colti poeti raffinati –, antico e contemporaneo allo stesso tempo. Attraverso le parole di Poggi, ci troviamo a conoscere un Pino Daniele giovane, ancora non convinto della sua vocalità acerba, ma già forte nei suoi ideali.

Era l’orgoglioso alfiere di una musica che usciva fuori dagli schemi tradizionali – ci dice quello che fu sì il suo produttore, ma anche il suo grande amico. Un giovane tranquillo, quasi un orso, perfezionista, con un’attenzione maniacale per melodie e parti strumentali; un giovane che non avrebbe mai accettato che i suoi brani venissero modificati per essere amalgamati allo stile commerciale in voga in quel periodo. Convinto com’era che la musica fosse un destino, il suo, non sopportava chi giungeva a compromessi: lui aveva rischiato, era saltato in quella nave fatta di chitarre e suoni e voce e melodie mettendocela tutta e rischiando grosso.

Poggi ci racconta di un Pino Daniele vulcanico, sempre pronto a sfornare nuovi capolavori. Di un ragazzo forte, impetuoso che, con la sua famosa voce atona carica di pathos, cambiò in poco tempo la musica, tutta la musica. Di un poeta che cantava ciò che aveva dentro: rabbia, genio, voglia.

Ci racconta di un artista che abbiamo pianto noi tutti il 4 gennaio del 2015.

 

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