Il successo di Rudeejay: tra consolle, web marketing e la realtà del panorama musicale italiano

Il trentenne bolognese Rudeejay rappresenta una perfetta sintesi tra abilità tecnica alla consolle e acuta strategia di web marketing, capace di conquistare un pubblico vasto e diversificato sui social media. Influenzato dal Deejay Time, Rudy incarna l’eredità di Gigi D’Agostino, mantenendo una forte identità italiana che lo differenzia dai produttori nord-europei. La sua carriera ha saputo sfruttare l’ascesa dei mashup e dei bootleg, combinando una tecnica impeccabile con una notevole capacità comunicativa al microfono. Rudeejay, un pilastro della scena musicale italiana, condivide riflessioni sul settore: l’importanza di saper mixare, oltre alla produzione; il contrasto con art director incompetenti (preferendo la polemica al compromesso, seppur consapevole delle possibili conseguenze); le difficoltà del panorama italiano, afflitto da eccessiva competizione e scarsità di risorse economiche, a differenza del passato (“spaghetti dance”), caratterizzato da un numero minore di artisti, ma di maggiore qualità e collaborazione. L’artista spiega la sua scelta di essere anche vocalist, dettata dalla passione personale; rivela i club preferiti e quelli da evitare; condivide il desiderio di suonare con Gigi D’Agostino, un’esperienza che vede come un’occasione unica, e il ricordo di collaborazioni con Albertino e Bob Sinclar. Rudeejay analizza l’obsolescenza dei procacciatori di serate e l’importanza della promozione personale, chiarendo la sua scelta di mantenere la privacy al fine di proteggere i suoi cari, a differenza di altre decisioni di vita, come il suo matrimonio, annunciato pubblicamente sui social. Infine, affronta la diffusa reazione “e poi cosa fai?” alla sua professione, e conclude con una riflessione critica sull’aspetto estetico che spesso prevale sulla valutazione tecnica delle DJ donne, una problematica su cui invita a riflettere.