Ode alla Napoli cantata da PINO DANIELE
Un pianoforte sul lungomare di Napoli, la brezza accompagnata dagli inconfondibili profumi partenopei e un sacco di gente, dedita a cantare alcuni dei più grandi successi di Pino Daniele, che tre anni fa se n’è andato, lasciandoci migliaia di parole scritte quasi sempre in onore della sua città.
Un Flashmob ben organizzato e più che meritato.
Pino Daniele fa parte di una Napoli che non c’è più, ma che allo stesso tempo vive di quegli anni, fatti di rivalsa, cliché e una serie di altre cose, che non possono non farti sentire il richiamo della terra natia.
Personalmente ho sempre amato Pino Daniele, perché è tutto ciò che mi piace ricordare della mia città e allo stesso tempo, l’antitesi di ciò che non mi piace: è stato il fautore di una musicalità che ci invidiano nel mondo e paladino (forse inconsapevole) della “lotta” alla musica neomelodica, che personalmente non ho mai digerito e che per quanto mi riguarda non rappresenta quello che amo del mio popolo.
Pino è un’altra cosa:

Napoli è come una bella regina, che sotto nasconde dei segreti che nessuno vuole vedere, ma forse è così affascinante anche per questo.
Pino Daniele viveva ormai da anni lontano dalla Campania, anche se poi in tanti se lo ricordano ancora oggi passare in vespa nei vicoli del centro storico, ma parliamo di decenni fa, dove forse ancora non aveva fatto la scelta più coscienziosa di risiedere altrove.
Ha da sempre provato nei confronti della sua città, un amore tormentato. Lontanissimo come il suo amico Massimo Troisi dagli stereotipi “pizza e mandolino“.
A soli 18 anni scrisse la sua canzone più amata dai partenopei, “Napule è“, che i tifosi della squadra di calcio vorrebbero tutt’oggi diventasse il nuovo inno da cantare prima di ogni partita al San Paolo.
Ma, leggendo il testo, si capisce bene che quelle parole che ogni napoletano conosce a memoria sono un’appassionata dichiarazione d’amore, ma di un’amante che conosce bene i difetti dell’amata: “Napule è nu sole amaro, Napule è addore ‘e mare. Napule è ‘na carta sporca e nisciuno se ne importa e ognuno aspetta a’ ciorta”. A’ ciorta, ossia la sorte. Come a dire che a Napoli si vive nella rassegnazione, in una perenne attesa di una soluzione ai problemi. Luogo comune?! Per alcuni sì, ma per tanti altri purtroppo no.

La sua morte ha riportato a posto le cose e per quanto non si fosse mai pentito della sua durezza verso Napoli, oggi i suoi concittadini lo ricordano come un re, come giusto che sia. Uno che ha Amato la sua città e come chiunque Ami davvero, non ha mai risparmiato critiche al fine di migliorarla. Del resto lo facciamo tutti ogni giorno verso la persona che amiamo: critichiamo costruttivamente per dare unicità.

Termino quest’articolo, ascoltando “Anna Verrà“, una delle mie preferite, proprio uno di quei pezzi che mi fa essere orgoglioso d’essere un suo conterraneo, che non smetterà mai di amare la propria città, ma che per “istinto di sopravvivenza” se n’è dovuto allontanare, senza mai dimentaicarla, anche perché sarebbe impossibile scordare Napoli: non una città, ma un mondo. La trovi ovunque, anche in Germania. La “napoletanità” è una cosa unica. È chiaro che ogni città ha un suo calore, Napoli ce l’ha, ma in maniera distinta, questa città vive le cose in maniera passionale, con un amore diverso da tutti gli altri. Non so se rispetto alle altre città sia meglio o peggio, ma è sicuramente diversa.
Vi lascio con un consiglio:
andate a Napoli, attraversate i vicoli di Spaccanapoli con un orecchio libero per ascoltarne i suoni e dall’altro un auricolare con alcuni dei pezzi di Pino Daniele più emblematici… vi farà uno strano effetto, quasi magico.
Ciao Pino, GRAZIE per essere ancora dentro di noi, dentro la vera anima di un napoletano orgoglioso delle sue origini, ma sempre con gli occhi aperti di chi “nun aspett sul a ciort“.
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Bellissimo articolo, sono Napoletano mi ha fatto rivivere le atmosfere che si respiravano quando vivevo la città!