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Festival di Sanremo: abbiamo ascoltato i 20 brani dei BIG. Ron il migliore.

Manca poco alla kermesse musicale più famosa del mondo e M Social Magazine era presente all’ascolto in anteprima dei brani dei big che sentiremo sul palco dell’Ariston in questa 68esima edizione del Festival di Sanremo.

Dei 20 brani, a dirla tutta, mi sento di salvarne davvero pochi e aggiungo che nessuno ha i numeri per poter fare passare alla storia l’annata del Festival 2018, che vede la direzione artistica di Claudio Baglioni.

O forse uno, un brano potrebbe: “Almeno pensami” interpretato da RON e scritto e composto da Lucio Dalla. Sì esatto, un inedito di Dalla. E’ indubbiamente una poesia in musica, una poesia d’amore che riporta al cantautorato bolognese profondo e intimo. Quando inizia la canzone potresti pensare che è Dalla stesso a cantare, ed invece è Ron che empatizza con l’amico di sempre a tal punto che quasi li senti duettare “se è troppo buio svegliati, se stai dormendo sognami, se mi sogni io sono lì..dentro di te”. Non importa come si posizionerà. Ci affezioneremo al brano.

ERMAL META E FABRIZIO MORO hanno scritto un brano furbo ma che in realtà rispecchia il loro approccio alla musica ed è credibile se fatto da loro. “Non mi avete fatto niente” è uno slogan contro il terrorismo. Per nulla ermetica, cita chiaramente i luoghi colpiti dagli attacchi islamici e nel ritornello incalza il manifesto “non mi avete fatto niente, non avete avuto niente, perché tutto va oltre le vostre inutili guerre”. Potrebbe arrivare sul podio, suonerà in radio e la sentiremo fino all’estate, nella speranza non faccia da sottofondo ad altre notizie di stampo terroristico in questo 2018 appena nato.

Tra i primi potrebbe anche arrivare “La leggenda di Crisalda e Pizzomunno”, delicata e aggraziata canzone di MAX GAZZE‘. Un artista che si rinnova sempre, mai banale, sempre attento anche ai più piccoli dettagli dei suoni, della melodia e degli arrangiamenti, quanto mai importanti in una Chanson dal sapore di letteratura medievale, scritta dal fratello Francesco Gazzè, che ci racconta una delicata e struggente storia d’amore di altri tempi “..e allora dal mare salirono insieme malvage sirene…”.

Convince anche LO STATO SOCIALE, con “Una vita in vacanza”. Giocano facile con una canzone di protesta contro una società precaria, fatta di sfruttatori e di sfruttati. Il testo è di impatto, la musica è attuale e ben ritmata. Da questo brano mi aspetto un bel remix che ce la farà ascoltare fino ad estate inoltrata.

A proposito di brani che sentiremo parecchio in radio, arriviamo ai THE KOLORS. Convincono anche in italiano con il brano “Frida”. Sono i più giovani del Festival, probabilmente gli unici in grado di ricordare ai Millennials che esiste ancora il Festival di Sanremo. Canteremo la canzone in macchina e sotto la doccia, sicuro.

Al loro opposto, per età anagrafica, troviamo ORNELLA VANONI con BUNGARO e PACIFICO. Il brano “Imparare ad amarsi” probabilmente farà alzare il pubblico in sala con una standig ovation. Non solo in onore all’artista femminile italiana con la carriera in assoluto più longeva, ma anche per il pezzo: raffinato musicalmente e testualmente (testo di Pacifico, Bungaro e Chiodo) mostra un’armonia tra le tre voci che otterrà la benevolenza del nostro Bel Paese, amante delle belle arie italiane.

Pacifico scrive anche “Il segreto del tempo” per ROBY FACCHINETTI e RICCARDO FOGLI. Che dire? Prendi UOMINI SOLI dei Pooh e STORIE DI TUTTI I GIORNI di Fogli e più o meno ci siamo. Di facile presa, per carità, non si può dire che c’è qualcosa che non va, eppure non convince. Lo stesso dicasi per RED CANZIAN, pure lui sul palco dell’Ariston, in solitaria, con il brano “Ognuno ha il suo racconto”. Una canzone dall’ampio respiro, che ammicca al rock, ma anche qui, si fa fatica. I Pooh sono i Pooh e visti a “pezzetti” non è la stessa cosa.

Veniamo alla piccola quota rosa che vedremo sul palco, perché solo 4 donne sono state selezionate dal nostro Baglioni. Della Vanoni abbiamo già detto. Ci sono poi ANNALISA, NOEMI e NINA ZILLI. Fanno il loro, lo fanno bene come sempre, riconoscibili nel loro stile, forse anche troppo, a tal punto che queste nuove produzioni serviranno solo ad arricchiare il loro curriculum artistico, senza scosse particolari.

Al Festival arriva anche MARIO BIONDI. Non aveva bisogno di andare a Sanremo, soprattutto non con “Rivederti” che poco convince all’ascolto da disco. Eppure, se la regia saprà ben miscelare le inquadrature dell’artista con quelle dell’orchestra, allora qualche brivido arriverà, perché dal vivo potrebbe stupire.

ENZO AVITABILE e PEPPE SERVILLO portano un brano mediterraneo “Il coraggio di ogni giorno”, in parte in dialetto, e toccano il tema Scampia. E’ un argomento sempreverde e in quanto tale, uno non sbaglia mai. In dialetto romano arriva anche LUCA BARBAROSSA con “Passame er sale”. Tra un Lando Fiorini, un Proietti in bianco e nero e tutto l’amarcord della Roma che fu, sinceramente era più moderna ed attuale Via Margutta.

I DECIBEL di Enrico Ruggeri portano “Una lettera dal Duca”, che è poi l’indimenticabile David Bowie.Il cantautore milanese ha saputo stupirci di più negli anni. Decisamente. Per restare nel mondo delle band, veniamo a LE VIBRAZIONI. “Così sbagliato” suona bene ed è radiofonica. Sarcina non si è risparmiato nell’uso della sua voce così come in quello dei suoni, ma nel suo insieme potrebbe sembrare una canzone dei Modà. E ancora vedremo DIODATO e ROY PACI con un testo “social-nazionale” fonte di riflessione comune: “Dici che torneremo a guardare il cielo, alzeremo la testa dai cellulari”.

Arriviamo a due artisti che vivono la loro forma d’arte in maniera del tutto differente: GIOVANNI CACCAMO, timido e romantico e RENZO RUBINO, più ermetico e ombroso. Non nuovi al palco dell’Ariston, anche per quest’anno, speriamo nel prossimo anno.

Volutamente lascio per ultimo ELIO E LE STORIE TESE. Elio!! Eliooo!! Ma come? E’ l’anno dell’addio, è il vostro ultimo Sanremo da Eliii (non è che poi fate come i Pooh, vero!?!?) e porti ‘sta canzone qui? “Arrivedorci” doveva essere “la terra dei cachi” e invece non passerà alla storia. Peccato! Speriamo che con la loro intelligentissima ironia, sapranno distrarci da testi e musiche mediocri con scenografie e coreografie alla “Elio e le storie tese”.

 


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