Il possesso di un titolo di studio è oggi più che mai un fattore determinante per l’ingresso nel mercato del lavoro italiano, una tendenza destinata ad accentuarsi nei prossi anni. Un tempo, la licenza media rappresentava l’obiettivo principale; poi, il diploma è diventato il traguardo ambito, e lo rimane tuttora. Tuttavia, la laurea sta guadagnando sempre più importanza. Come sottolinea Carola Adami, CEO e fondatrice di Adami&Associati, società di ricerca e selezione del personale qualificato, “la scelta del percorso formativo è cruciale per il successo professionale”. Una scelta non oculata, con conseguente iscrizione a corsi di studio con scarse prospettive occupazionali, può fortemente compromettere le future opportunità lavorative, specialmente in un contesto in cui le aziende attribuiscono un’importanza elevata ai titoli di studio. Questa enfasi sulle qualifiche è alimentata dalla necessità delle imprese di dotarsi di competenze specialistiche per affrontare la crescente competitività, accentuata dalla pervasiva trasformazione digitale. I dati del bollettino Excelsior, elaborato da Unioncamere e Anpal, confermano tale tendenza. A settembre, su 415.000 posizioni aperte nel settore privato, 139.000 (circa una su tre) erano destinate a diplomati, 126.000 a possessori di qualifica professionale e 74.000 a laureati. Secondo Adami, “esiste una forte domanda di tecnici specializzati nei settori del marketing e della finanza, oltre che in meccatronica e meccanica”. Questa richiesta non sorprende, considerato che l’Italia, seconda potenza manifatturiera europea, vanta meno di 10.000 studenti iscritti agli Istituti Tecnici Superiori. L’alto tasso di occupazione degli studenti neodiplomati (82%) ne è ulteriore conferma. Il bollettino Excelsior indica ristorazione e meccanica come settori con elevati tassi di occupazione post-diploma. Per quanto riguarda le lauree, quelle in ambito economico sono le più richieste, seguite a ruota da quelle in materie pedagogiche. Anche le lauree in medicina, ingegneria elettronica e linguistiche rimangono molto ambite. Tuttavia, secondo i dati Istat del 2017, la percentuale di laureati in Italia (18,1%) è inferiore alla media europea (31,4%).
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