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L’Irriverente a Daniela Del Secco “Ma quale Marchesa e Marchesa d’Egitto urlerebbe Totò!”

Io che avrei voluto seguire le orme della tigre di Cremona, mi ritrovo felicemente a mio agio, all’interno di uno dei salotti televisivi più ambiti degli ultimi 20 anni, a perseguire quelle di un comune hater, pronto a tutto pur di smascherare e non darla vinta ad un’impostora! Ammetto di aver dedicato troppo tempo e più di una mia nobile rubrica al quasi risolto caso di Daniela Del (fico) Secco e, come voi, sono stanco di leggere e di scriverne a riguardo, ma nuove affermazioni e agghiaccianti suoi comportamenti si aggiungono alla lista di tutte quelle cose che non si dovrebbero dire o fare quando, miracolati, abbiamo il privilegio di lavorare in televisione, al cospetto del pubblico che detiene l’unica sovranità titolata in Italia!!! E questo giusto per non scavarsi la fossa da soli, che poi in questo specifico caso non è piena del senno di poi ma stracolma di continue nefandezze!!!

Ad onor del vero, in favore di quei due mezzi neuroni ancora attivi all’interno della mia scatola cranica, e per rispetto dei telespettatori che forse Daniela Del (fico) Secco considera automi, mentre per me hanno un peso ben diverso, li calcolo come fossero buckkminsterfullerene, specifico che l’identificazione personale è, ad ogni modo, un’operazione compiuta su viventi, cadaveri e resti umani per attribuire le generalità ad una persona. L’identificazione su di una persona viva si pone per latitanti e criminali, oppure per casi di sospetta sostituzione di neonati, di rapimento, traffico e commercio di minori, soggetti affetti da amnesia o in stato di coma, scambi di persone in ambito assicurativo ed altre situazioni che trovano riscontro a vario titolo nel codice penale. Perciò finiamola di affermare pubblicamente scemenze, queste restano tali, seppur accompagnate da esperti di genealogia, e fatemi il favore di non confondere mai più quello che è da ciò che vorrebbe essere o far passare!

Quella che un tempo si autocelebrava Marchesa d’Aragona è divenuta in seguito la Baronessa di Catanzaro, grazie alla testimonianza del Barone o presunto tale Antonio Sansone, ed è finita per essere solo ed esclusivamente una grandissima bugiarda senza precedenti, anche se per me non rappresenta altro che il nulla sottratto al niente, perché il vero, come già ribadito in presenza di Barbara d’Urso, sta bene con tutto. Certo, dire la verità è scomodo, quando è preceduta da un’infinità di bugie, ma più che giustificarsi a Domenica Live, celarsi per vigliaccheria dietro ad un ingresso trionfale invece di rispondere a chi la accusava direttamente e magari in studio, sbandierando i sentimenti per gli stessi genitori che solo pochi giorni prima all’interno della casa del Grande Fratello, quando custodiva ancora cara la sua menzogna, aveva disconosciuto, dignitosamente avrebbe dovuto chiedere scusa, specialmente a quelli di cui in passato si è approfittato, sfruttando un titolo nobiliare che non possedeva. E sono davvero tante le persone che ha illuso e a cui ha spezzato i sogni, ma questa è un’altra storia e non spetta a me raccontarla. Chiarito il suo titolo, nient’altro che un marchio registrato, come già vi avevo anticipato, nonostante qualcuno abbia voluto accusarmi di essere alla ricerca di notorietà (io, eh?!), bisogna ora chiarire altre piccole cose, perciò volevo informarvi ulteriormente che in psicologia l’identificazione personale rappresenta un processo mediante il quale un individuo costruisce la propria personalità assimilando uno o più tratti di qualcun altro, disegnandosi su di essi e forgiando così una propria identità sulla base di altri modelli esteriori esistenti.

Ma quale Marchesa e Marchesa d’Egitto urlerebbe Totò, lei ha forgiato il suo personaggio a immagine e somiglianza di Tina Cipollari, e di questo non vi è alcun dubbio, l’identificazione personale che tanto ha celebrato lo pronuncia chiaramente. Daniela Del (fico) Secco ha ricalcato in tutto e per tutto la Tina degli esordi, decontestualizzando il suo personaggio e adattandolo in un ambiente più altolocato. Questo è, e la mia non è un’opinione, è un dato di fatto. Siate onesti, è talmente palese che è impossibile non notarlo. Gli abiti da sera eleganti, gli animali di pezza, i maggiordomi, gli stacchetti, e persino nella dialettica continua imperterrita, oggi più di ieri, a copiarla di sana pianta. I siparietti con Maria Monsè ricordano solo a me quelli tra l’amata opinionista e la mummia più corteggiata del paese, Gemma Galgani?

Ci sono storie che si vivono, altre che si indossano, e altre ancora che si sognano, e tu, cara Marchesa del nostro stivale, te lo puoi giusto sognare di essere come Tina Cipollari, perché di Tina, fortunatamente, ce n’è una sola e non potrà mai essercene un’altra. Puoi imitarla, questo si, ma rimani comunque la sua brutta copia. Per certi versi sei divertente, a tratti noiosa e ripetitiva, i monologhi che enunci a memoria sanno di miseria e mai di nobiltà, e visto che ami tanto stare, o meglio, immaginare di essere a corte, voglio farti un regalo, un consiglio: per “identificazione personale” a mio avviso avresti dovuto scegliere la figura del giullare, credimi, la indossi già questa maschera, nonostante tu non te ne sia ancora accorta. Sei completa come pagliaccia, perfetta e pronta per la clownterapia. Faresti del bene a te stessa prima e al resto del mondo poi.

E in quanto ad ingressi trionfali, dimenticavo, non ne hai ancora visto nessuno. Osserva il mio la prossima volta, quando sarà, in studio. Porta taccuino e penna per prendere appunti. A presto, o quasi.

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