Un’amicizia spezzata dalla tragedia nazista

Arthur Koestler, nella sua prefazione, definisce “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman non un romanzo né un racconto, bensì una novella di struggente intensità, destinata a lasciare un’impronta indelebile. In meno di cento pagine, l’autore ci conduce nell’orrore dell’Olocausto, dove milioni di innocenti persero la vita solo per la loro diversità, vittime di una ideologia aberrante che elevava a dogma l’idea di una razza superiore. La storia si apre nel 1932 a Stoccarda, dove Hans, un adolescente ebreo, vive una vita apparentemente normale fino a quando il suo percorso incrocia quello di Konradin, un giovane aristocratico dal portamento regale e dagli abiti impeccabili, in netto contrasto con la semplicità dei suoi compagni di classe. L’incontro è descritto con straordinaria attenzione ai dettagli: Uhlman rievoca gli odori, le posture, le imperfezioni dell’aula, trasformando quel giorno in un momento di svolta nella vita di Hans. L’attrazione verso il conte, che si presenta con aria sicura di sé, è immediata, nonostante il timore reverenziale che incute. L’amicizia tra i due ragazzi sboccia rapidamente, un legame intenso che aiuta Hans a superare le sue insicurezze. Le loro conversazioni adolescenziali, piene di sogni e ideali, spaziano tra passeggiate e discorsi sulle ragazze, viste come creature pure da adorare da lontano. L’armonia si spezza quando Hans scopre la verità: la madre di Konradin è un’ardente sostenitrice di Hitler e il suo odio per gli ebrei è inconciliabile con la loro amicizia. La situazione precipita, l’ombra del nazismo si allunga su Stoccarda. Hans è ostracizzato a scuola, le svastiche compaiono sempre più spesso, e i genitori decidono di mandarlo in America per salvargli la vita. La lettera d’addio di Konradin è un colpo al cuore: un addio affettuoso ma intriso di fede nel Führer e nella possibilità di un futuro in cui gli ebrei “di valore” saranno riconosciuti. Il dolore è lacerante, la partenza per l’America porta con sé la promessa di non avere più nulla a che fare con la Germania. Anni dopo, una lettera del suo vecchio liceo lo sconvolge. Nell’elenco degli ex studenti caduti durante la guerra, nascosta tra le iniziali, trova la tragica fine del suo amico: “VON HOHENFELS, Konradin, implicato nel complotto per uccidere Hitler. Giustiziato.” “L’amico ritrovato” è un racconto potente, che scava nelle profondità dell’animo umano, esplorando temi universali come amicizia, pregiudizio, perdita e la devastazione causata dall’odio. La storia di Hans e Konradin è una toccante testimonianza del costo umano della guerra e della necessità di ricordare, per evitare che simili orrori si ripetano. Fred Uhlman, prima di morire, riconoscendo l’importanza di quest’opera, affermò che si poteva “sopravvivere con un solo libro”. E “L’amico ritrovato” è proprio quel libro.