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Felicia Kingsley torna in libreria. “Due cuori in affitto”: gli opposti che si attraggono

Felicia Kingsley torna in libreria – per la gioia di chiunque ami i suoi frizzanti romanzi – e lo fa con “Due cuori in affitto”, la storia spumeggiante di un amore che quasi sembra impossibile. Quasi, ho detto bene, perché la Kingsley trova sempre il modo di raccontare di personalità opposte che, dopo varie vicissitudini, diventano inseparabili. Di amori che sembrano fuori luogo ma che si trasformano in passioni dirompenti, in bisogni impossibili da non soddisfare, in voglie che non si possono quietare. E lo fa brandendo la penna come uno scettro.

È una maestra, la Kingsley, e anche questa volta si rivela tale: non è un caso che venga disposta una ristampa a 24 ore dall’uscita del suo nuovo romanzo, lei cattura la gente, entra dentro i cuori.

Ma veniamo a “Due cuori in affitto”…

“Dicono che la strada per l’inferno sia lastricata di buone intenzioni. Io, invece, sono sempre stato convinto del contrario: la strada per il paradiso è lastricata di cattive intenzioni”.

Abbiamo Summer Hale. Ha ventisette anni, è bella ma non sembra accorgersene e vuole ardentemente diventare una sceneggiatrice. E lo desidera in barba a chi dice che gli sceneggiatori sono scrittori falliti. E in barba alla sua famiglia, anche, la stessa famiglia che le rinfaccia ogni tre per due che ha fatto un errore a seguire quella carriera. È una salutista, Summer, fa yoga e beve frullati sani. Ah, è anche vegetariana. Per quanto riguarda gli orari, è più precisa di un militare. Mai – mai! – che la sua sveglia suoni più tardi del solito. Ha un regime standard. È perfetta, Summer, di una perfezione imperfetta, monca, che chiede aiuto pur stando zitta.

E poi abbiamo Blake Avery. Blake è uno scrittore che guadagna, con i suoi best seller, milioni di dollari ma la sua fortuna sembra quasi scesa dal cielo. Ci mette sì e no tre settimane a scrivere il suo nuovo capolavoro, per i restanti 11 mesi e una settimana poltrisce. Pensa alla trama – questo lo chiarisce più volte – ma diciamo che sembra, conoscendolo, un pensiero sfuggente, un attimo, un respiro. Beve Bloody Mary a colazione, scambia la notte per il giorno e nel suo letto passano talmente tante donne che è impossibile tenere il conto. È anche molto sicuro di sé, strafottente quanto basta e arrogante a livelli cosmici. Ha carisma da vendere e lo usa – insieme al suo essere famoso e ricco – senza apparenti regole.

Ah, dimenticavo. Summer sta con il tiepido giornalista quarantenne George – che sin da subito sembra simpatico quanto un cucchiaino –, mentre Blake si vede con la bellissima, procacissima, fighissima attrice Chayenne.

Come si incontrano? Be’, le due coppie – a causa di un inconveniente – sono obbligate a stare in una grande villa negli Hamptons. Insieme. Sì, tutti e quattro, malgrado tra Blake e George non scorra, come dire, proprio buon sangue. Nemmeno tra il bell’Avery e la rigorosa Hale, eh.

Chi cederà? E, soprattutto, Blake e Summer – così diversi – troveranno il modo di sopportarsi? E, se sì, come?

“«Sei uno sbaglio, nei miei pensieri». Le nostre voci ormai sono un sussurro appena percettibile. Io voglio lui, lui vuole me, è chiaro anche il nostro respiro pesante, accelerato e corto”.

Colpi di scena. Dialoghi divertenti. Pianti e struggimenti. Ma non solo, tra scene di vita vera – perché gli errori si fanno e non c’è granché da fare per rimediare, se non ammettere di aver fatto una gran cazzata e chiedere scusa in tutte le lingue che si conoscono – e vicende frizzanti, la Kingsley ci trasporta in un mondo suo, inventato, ma che prende vita come fosse reale. E allora ci sono i battibecchi, i momenti di vicinanza e quelli che invece rovinano tutto, ci sono le coccole e ci sono i calici di vino sbattuti in faccia senza pietà. E il sesso, quello vero. Quello che si fa su un tavolo, dopo aver buttato piatti e bicchieri per terra. Quello che non si fa perché si aspetta un momento migliore. Quello che arriva in modo inaspettato, tra un Margarita e un paio di occhiali da sole.

“Le sue mani ancora fredde si fanno strada sotto il mio maglione e io cerco la sua pelle slacciando uno dopo l’altro i bottoni del suo abito. Ci liberiamo dei nostri vestiti che sono diventati barriere insopportabili e cadiamo sdraiati sul tappeto, io su di lei che mi stringe tra le braccia e con le gambe allacciate alla mia vita”.

Si legge con una velocità disarmante, con una facilità impensabile, con sul viso dapprima un’espressione di divertimento e poi, boom, di dispiacere. Ecco, i libri della Kingsley sono reali. I personaggi cambiano, non rimangono fossilizzati. Una cosa è certa: si elevano. Più vivi, meno spenti. Perfetta metafora dell’amore, d’altronde: quando è giusto ci rende migliori.

Particolarmente poetiche, le parti che hano a che fare con New York: sembra di essere lì, a godere di quel panorama, a vedere i simboli della Grande Mela. A passeggiare tra quelle luci. A vedere quei due innamorati che danno bella mostra di sé mentre i turisti, impazziti, scattano foto come fosse uno scoop. Ah, l’amore! Direi che è la parte più bella del testo, benché io abbia amato particolarmente anche i dialoghi – briosi e arguti –.

“«E non hai ancora visto niente! Non sai cos’è New York in autunno” a ottobre dà il meglio di sé: i colori, gli odori… Per non dire a Natale, con la neve e le installazioni luminose. E Central Park in primavera! Non so come tu faccia a stare in California! Non ti mancano le stagioni?»”

Comunque, punteggio pieno. La Kingsley non delude. Mai.

 

Titolo: Due cuori in affitto

Autore: Felicia Kingsley

Pagine: 326

Editore: Newton Compton

Anno d’uscita: 2019

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