CINEMASPETTACOLO

Harleen Quinzel, la fine con Joker, il vero inizio di Harley Quinn

Sedotta, manipolata e abbandonata, la psichiatra Harleen Quinzel, è smarrita, incapace di essere indipendente, incapace di gestire la propria vita senza il “punto fisso” anche se questo l’ha risucchiata in un buco nero.

La storia d’amore tra Harley Quinn e Joker è romanzata in Suicide Squad, quasi tutte le teenager spettatrici trovano in questa relazione malata e deviata, il risvolto romantico della follia d’amore che perpetua nei sogni più reconditi.

Questa è la comunicazione Hollywoodiana che traspare per rendere un po’ più leggero il tutto.

Harley Quinn in “Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn”, è stata abbandonata da Joker, quello che crede essere l’amore della sua vita ed inizialmente fatica ad ammettere al mondo e persino a se stessa la fine di questa relazione. Come una bussola rotta senza meta, senza la protezione di un “capo” un “protettore” che le dia direttive di vita, questa giovane donna si sente smarrita nella giungla di cemento che la circonda.

Harley capisce che se dovesse rivelare al mondo la sua rottura con Joker, non sarebbe più al sicuro o semplicemente libera di dar sfogo alla sua pazzia.. ma è davvero così psicologicamente instabile? Ha davvero bisogno di qualcuno affianco per condurre la sua vita?

Senza risvolti amorosi basati su temi femministi e di rinascita, come fosse una fenice, una donna innamorata che è stata lasciata, nei quali pensieri si celano voglia di rivalsa, voglia di dimostrare al mondo che si, ce la si può fare anche da sole, che non si ha bisogno di compagni per vivere. Tralasciando questo tema che, badate bene, non è da screditare anzi.

Vorrei soffermarmi sulla natura di questa giovane donna, che non è stata traviata dal proprio ex, che non ha cambiato il suo essere più profondo, ma che semplicemente non l’aveva ancora scoperto.. la follia e la noncuranza di una donna che ha vissuto sempre secondo regole che le sono state imposte e che alla luce dei fatti non erano paletti da imporre al suo carattere e alla sua psiche.

Harley Quinn, si trova a dover imparare a sopravvivere (o almeno questo è quello che il film vuole evidenziare), la difesa per la propria incolumità, una volta scoperto della rottura da parte di tutti i criminali della città che, per le sue azioni, vogliono eliminarla o peggio.

Vediamo una trasformazione di consapevolezza nella seconda parte del film rispetto alla prima, una presa di coscienza che non permette autoflaggellazioni e sensi di colpa per come sia diventata e per la fine della sua relazione.

Lei non rimugina sul passato perchè non vuole cambiarlo, le sue azioni sono state consapevoli e non un’illusione o manipolazione da parte di qualcun altro. E’ la confusione di quel che dovrà fare che tende a frenarla e disorientarla, è la mancanza di condividere con qualcuno la sua follia che la intristisce, è l’inspiegabile forza che si palesa nel momento più buio, è l’obiettivo che trova per salvarsi la pelle che la spinge a trovare un significato a ciò che succede e ciò che deve fare. Un segreto istinto di sopravvivenza che esplode fuori e un pizzico di ingenuità e triste accettazione nel constatare che lei è da sola e nessuno l’ha veramente a cuore.

In un contorno romanzato del film, troviamo altre donne “Le birds of prey”, che sono stata ingiustamente punite psicologicamente, lavorativamente, che sono state imbrogliate, torturate e ferite, che cercano vendetta, cercano di cambiare i giochi al quale sono state obbligate a partecipare fin troppo a lungo senza conoscere le regole.

E’ il senso di rivalsa, senza abbandonare il proprio IO, senza pentimento, con la responsabilità di essere se stesse e di esserci in questo mondo, senza mai rinnegarsi.

Non è semplicemente un film che inneggia alla parità dei sessi e alle forze delle donne.. ha un significato intensamente positivo per chi vuol percepirlo oppure una realtà lontana piena di dubbi?

Martina Caputo

Martina è una giovane donna ambiziosa, fin dalle scuole primarie si avvicina alla scrittura, abbracciando in particolare modo il giornalismo (con giornalini "redatti" rigorosamente su fogli A4 con tanto di disegni, che denunciavano i problemi del mondo. Sviluppa nella tarda adolescenza la passione per la poesia, in seguito allo studio di poeti del calibro di D'Annunzio e Wilde. Cambiamenti di prospettive la direzionano a scelte diverse tra di loro, talvolta sbagliate ma che fanno comunque parte di quel grandissimo bagaglio che ogni uomo si porta dietro: l'esperienza. Diplomata in ragioneria, lavora da quando ha 16 anni mantenendo, così i suoi interessi. Dopo un iniziale percorso in Relazioni Internazionali, decide di partire alla volta di New York, metropoli nella quale viene selezionata per uno stage breve per le Nazioni Unite. Innamorata della possibilità dell'essenza del "divenire" in America e della voglia di approfondire la lingua e mettersi in gioco, decide di trasferirsi a Chicago per studiare Marketing e Social Media Communcation. Una volta tornata in Italia, riprende gli studi, vertendo la sua attenzione in Psicologia della Comunicazione. Apre una società che si occupa di pubbliche relazioni, gestione social media e marketing, organizzazione di eventi, con particolar focus nel settore ristorazione (food and beverage).