“Paola e Lucio: Pallottino, la musa di Dalla,” la nuova opera del giornalista Massimo Iondini (redattore culturale del quotidiano “Avvenire,” specializzato in musica), celebra il 77° anniversario della nascita di Lucio Dalla (4 marzo) esplorando la prolifica partnership artistica tra il celebre cantautore e Paola Pallottino. Pubblicato da Edizioni La Fronda, il volume include una prefazione di Gianni Morandi e preziose testimonianze di figure chiave della scena musicale italiana, tra cui Gino Paoli, Renzo Arbore, Ron e Angelo Branduardi, oltre naturalmente alla stessa Pallottino. Morandi, ad esempio, ricorda l’impatto duraturo di “Occhi di ragazza,” composta da Dalla nel 1970 e rimasta nel suo repertorio per oltre cinquant’anni. Attraverso le esclusive memorie di Pallottino, Iondini ricostruisce la traiettoria artistica di Dalla nei primi anni Settanta, dal successo sanremese di “4 marzo 1943” all’enigmatico “Il gigante e la bambina,” fino alla significativa separazione da Pallottino, evento che aprì la strada alla collaborazione con Roberto Roversi. In un’intervista esclusiva con M Social Magazine, Iondini ha spiegato le ragioni alla base di questo lavoro, in un panorama già ricco di biografie dedicate a Dalla, soprattutto dopo la sua scomparsa. L’intento principale è stato quello di dare la giusta luce a una collaborazione artistica finora poco indagata, celebrando anche il cinquantenario del loro primo brano insieme, “Orfeo.” L’arrivo di Pallottino segnò un momento cruciale nella carriera del cantautore, introducendo testi potenti, metaforici e rivoluzionari per l’epoca. La loro collaborazione esplose con “Gesù Bambino,” un brano innovativo e coraggioso, successivamente ribattezzato “4 marzo 43” a causa della censura, un’astuta mossa di Dalla, un artista che anticipava i tempi, spesso incompreso per la sua visione avanguardistica e la sua anima jazz, in contrasto con il gusto melodico leggero dominante. Il libro svela sorprese, come l’inedita “La ragazza e l’eremita,” una canzone ritrovata grazie a una registrazione casalinga su audiocassetta conservata da Pallottino, che mostra Dalla al pianoforte. Sebbene Angelo Branduardi ne abbia realizzato una propria versione, quella di Dalla, presto disponibile grazie a Sony, rappresenta una scoperta unica, offrendo uno spaccato della sua creatività giovanile. Il fascino del libro risiede non solo nel mito di Dalla, ma anche nella bellezza intrinseca della canzone stessa, e nella possibilità di un confronto tra le due interpretazioni così diverse. “La ragazza e l’eremita,” con il suo tema drammatico del suicidio di una giovane ragazza, mantiene una sorprendente attualità, riflettendo la capacità di Dalla di creare opere di qualità duratura nel tempo, un’eredità testimoniata dall’affetto ancora vivo per l’artista a distanza di anni dalla sua scomparsa. Iondini evidenzia un aneddoto particolarmente significativo, tratto da un capitolo dedicato a “Gesù Bambino,” in cui Gino Paoli esprime l’incredulità di fronte alla morte di Dalla, sottolineando la sua inesauribile vitalità (“un bell’uomo, che veniva dal mare,” pg. 38). La ricerca giornalistica accurata su questo brano rappresenta per Iondini una fonte di orgoglio, un esempio di come la scrittura possa evocare immagini e suscitare emozioni, lasciando un’impronta duratura nella memoria di Lucio Dalla.
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