SIMONA LO IACONO: Il morso | Il ringhio di un’intelligenza ignorata
Le apparenze ingannano. Chi si ferma alle apparenze ferisce la verità, umilia l’intelligenza e danneggia l’animo. Le apparenze imbastiscono le storie. E molte di esse sono fasulle, sbagliate, false. La verità sta da tutt’altra parte perché c’è sempre qualcosa che la sovrasta. È come se si facesse da parte perché fugge il clamore. Per conoscerla bisogna saper osservare, talvolta tacere ed è necessario essere puliti dentro. Essere astemi di pregiudizi. Quando si incappa nelle apparenze si scombussolano gli equilibri, degli altri. Ma c’è sempre qualcuno più forte che si lascia alle spalle la malafede accettando le cose per quelle che sono anche per coloroche le rifiutano occupandosi dei fatti degli altri. E “il fatto” per Lucia Salvo si manifesta senza preavviso. Lei ha sedici anni e nessuno mai la chiama per nome, a parte la mamma. Per tutti è “la babba”, una pazza. In realtà Lucia soffre di epilessia, una patologia che i medici siciliani liquidano con una mezza alzata di spalle. Più facile pensare che fosse posseduta, folle. Le apparenze.
Il romanzo Il morso di Simona Lo Iacono ringhia la forza di una storia incredibile e soffia la fragilità della protagonista. Un personaggio femminile realmente esistito e che ha animato con il suo coraggio la rivoluzione siciliana del 1848. Siamo a Palermo. Lucia, siracusana d’origine, per volontà della madre viene mandata a servizio in casa dei Conti Ramacca di Palermo. La sua nomea la precede. È una bella ragazza, Lucia. Ha gli occhi a mandarla ed una reputazione scomoda, la pazza.
“Se chiedete in giro, non vi diranno che ho un nome. Non vi diranno neanche che ho mente e lingua. Scrolleranno le spalle con indifferenza, qualcuno con pietà. Sorrideranno, altri. Vi riferiranno che, forse, un tempo capivo. Che, forse, babba ci sono diventata. La vita, diranno. I dolori, i parti, le morti.”
È vero, alcuni scrittori riescono a prendere l’anima del lettore e Simona Lo Iacono ha questo dono, potere. Sembra che faccia malìè con la sua prosa. Il suo è un linguaggio incisivo, graffiante, efficace, sporcato dalacrime di dialettismo che usa con parsimonia per non alterare la bellezza del tutto. La storia non lascia indifferenti. Anzi, ti squassa l’anima. In un solo libro si spalmano moltissimi temi che non si possono liquidare con la fine della lettura. Restano e sta a te, lettore, adattarli ai tuoi pensieri, alla tua morale, alla tua etica, alla tua sensibilità. Temi come la violenza sulle donne, come l’omosessualità, come il lato oscuro della mente, il piacere della buona cucina. Ed entri nella vita di Lucia Salvo per respirare la sua intelligenza che viene anche dall’osservazione della vita, di quello che le sta attorno. Non solo riconosce i primi segnali de “il fatto”, delle violenti convulsioni che la fanno sembrare una dannata e che la fanno poi resuscitare ogni volta, ma avverte anche i cambiamenti. Si accorge di essere stata usata, ma con il suo coraggio può sparigliare le carte, cambiare il corso della rivoluzione. La babba, sa leggere e scrivere quando molti ignoravano anche le aste con il pennino. E in pochi istanti dovrà decidere, cambiare i piani, smascherare i complotti e togliere molte maschere. La sua resta. La babba viene rinchiusa in un manicomio e fa quello che gli viene meglio.
“Lucia sospira. Non le importa. Finisce di scrivere sulla parete est, dove è rimasto spazio. Righe sghembe e storte su cui scatarra, sputa sopra e ride. Da quando l’hanno rinchiusa, s’è messa a scarabocchiare tutto il proprio passato sui muri. … Ha capito che la pazzia è la cosa più rassicurante che esista, la più fraterna, la più comprendibile.
Autore: Simona Lo Iacono
Libro: Il morso
Editore: Neri Pozza
Pagine: 238