Sfide Virali e Responsabilità durante la Pandemia

Un detto popolare, la cui esatta formulazione mi sfugge, afferma che l’ozio è il padre dei vizi. Durante il periodo di #iorestoacasa, il cyberspazio è esploso di challenge online, un caleidoscopio di hashtag che vanno dalle più innocue alle più pericolose. Tra le tante iniziative, alcune, promozioni di fake news e da personaggi discutibili, si distinguono per la loro irresponsabilità. Molti influencer, nella loro spasmodica ricerca di attenzione sui social media, alimentano la diffusione di queste sfide spesso assurde e improponibili. Ne è un esempio la #QuarantinePillowChallenge, una foto con un cuscino addosso, una moda quantomeno discutibile. Ma la situazione diventa allarmante con la #CoronavirusChallenge, lanciata da una blogger americana che si è ripresa mentre leccava un water di aereo, violando ogni norma igienico-sanitaria. Questa sfida, alimentata da un malsano spirito di emulazione, si è diffusa su TikTok e altrove con conseguenze reali: un giovane ha imitato l’azione e si è contratto il Covid-19, finendo in ospedale. Le piattaforme digitali, pur annunciando maggiori controlli, avrebbero dovuto intervenire prima, impedendo che simili idiozie trovassero spazio online. Al contrario, esistono iniziative positive. In Italia, ballerini come Alex Caccio e Ivi Prolux offrono lezioni di salsa e zumba sui propri account Instagram, un modo divertente e sano per passare il tempo durante il lockdown e mantenersi in forma. Un’altra valida alternativa è la #BetweenArtAndQuarantineChallenge del Getty Museum, in collaborazione con Tussen Kunst & Quarantaine, che invita a ricreare famose opere d’arte con oggetti di uso quotidiano. Personalmente, ho reinterpretato “La morte di Marat” di Jacques-Louis David utilizzando oggetti comuni. In definitiva, tra le mille distrazioni, un pensiero vola già al 2021.