LIBRIUNO SGUARDO SU...

Maria Tronca | “L’amante delle sedie volanti” e l’affascinazione della donna di legno | RECENSIONE

Non mi capaciterò mai. Eppure non sono una novellina in fatto di libri. Ogni volta è la stessa cosa che all’inizio mi tormenta e mi affascina insieme. Non mi capaciterò mai come alcune storie possano nascere dalla mano degli scrittori. Alla fine mi chiedo come è possibile un’architettura narrativa del genere. E tutto si riduce ad una parola sola, romanzo. Ma è molo di più. Subisco sempre l’affascinazione dei libri potenti, che si reggono con lo sguardo riga dopo riga, che ti inchiodano sino all’ultimo punto. E “babbi” immersa in una storia che diventa tua, che la senti addosso, che la vivi attraverso le parole di chi la scrive. E l’assorbi, diventi una spugna. Ti senti piena delle tue emozioni, ma anche di quelle dei personaggi che ti fiatano, che ti piazzano davanti la loro figura, la loro personalità. E ti cali nei sorprendenti colpi di scena.

    Con il romanzo L’amante delle sedie volanti di Maria Tronca sei prigioniero del racconto, affabulato da una narrazione prepotente, diretta, vera, che ti scompiglia e ti rigetta a peso morto nella realtà. Dove non vorresti stare. È nella storia, invece, che vorresti essere, anche solo a guardare cosa dicono e come si muovono tutti. Anche solo a camminare torno torno a tutti i personaggi. Nel romanzo nessuno soffoca nessuno. Il personaggio principale non schiaccia mai i secondari. Tutti hanno una forza di pari livello. E questo è inusuale.

    “Nicolino raccoglieva cose. Tutto quello che trovava per strada o nella munnizza – ogni tanto si faceva anche un giretto in qualche discarica – e che gli piaceva, se lo prendeva e lo portava a casa. una grande stanza, più cucina e bagno, in un’ala di un vecchio palazzo nobiliare della Kalsa, disabitato da quasi un secolo, che Nicolino aveva occupato abusivamente. E nessuno gli aveva mai scassato i cabassisi. Aveva cominciato a raccogliere cose per necessità, per arredarsi la casa. il palazzo era stato saccheggiato e non c’era manco una sedia, ma nel giro di una settimana aveva riempito la stanza da letto con mobili vecchi, buttati per strada, che aveva recuperato e aggiustato.”

    Siamo a Palermo nel 1943. Sulle macerie del palazzo dei principi Termini di Villafiorita, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, Nicolino trova una sedia di incredibile bellezza, a forma di donna. Una  sedia senza volto, realizzata nel Duecento per la principessa Isidora, che nasconde poteri magici.

    “Troneggiava su un cumulo di macerie, bella, regale, intatta. Nicolino sentì il suono un’altra volta, ma stavolta gli sembrò più un cigolio che un gemito. Fece qualche passo verso la montagna di calcinacci e rimase alluccutu. Da vicino era ancora più bella. Nicolino sapeva che esisteva ancora prima di vederla, anche se alcuni dicevano che era un’invenzione, una minchiata. E tutti conoscevano la sua storia, la leggenda della strana sedia dei principi Termini di Villafiorita. Nicolino era uno dei pochi ad averla vista dal vivo, stava in uno dei salottini del palazzo. E la prima volta che l’aveva incontrata aveva pensato che in tutta la sua vita non aveva mai visto una cosa bella come quella. Aveva la forma di una donna seduta, completamente nuda.”

    La donna di legno, sembra che respiri, perfetta nella sua bellezza. Parla con i cigolì alle persone che sanno amarla. Agli altri, che la vogliono e basta, fa i dispetti e organizza catastrofi. Ha conosciuto uomini buoni e cattivi. Tutti hanno perso la testa per lei. Hanno perso anche amici, famiglia, finanche la stessa vita. Poi nel 2009 la sedia chiede di tornare dalla sua padrona, Angelica, la nona principessa Termini di Villafiorita, bella sopra e bestia sotto. Ma non sarà facile portarla a palazzo.

 

Autore: Maria Tronca

Libro: L’amante delle sedie volanti

Editore: La Tartaruga edizioni

Pagine: 318

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.