Addio a Luis Sepúlveda: un ricordo commosso

“Sul ciglio dell’abisso ho compreso la verità più profonda”, miagolò Zorba. “Davvero? E quale?”, chiese l’uomo. “Che solo chi osa, vola”. Il fato, o forse la mano dell’uomo (il confine è labile), ci ha privato di una figura di spicco: Luis Sepúlveda, autore e giornalista cileno, scomparso ieri a causa del Covid-19. Molti lo ricorderanno per il romanzo “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, trasposto per il grande schermo da Enzo D’Alò in “Storia di una gabbianella e il gatto”. Per chi non conoscesse la storia, narra di Kengah, una gabbiana morente, che affida il suo uovo al gatto Zorba. Prima di accettare, il felino giura di proteggere l’uovo, di accudire il piccolo e, soprattutto, di insegnargli a volare come gli altri gabbiani. Il Covid-19 ha così sottratto al mondo l’autore di una favola che ha incantato grandi e piccini. Il 25 febbraio scorso Luis si è ammalato; inizialmente si sperava in un miglioramento, ma le condizioni sono precipitate, culminando nella sua morte. “Tornerà alla terra a cui appartiene”, ha dichiarato la moglie, la poetessa Carmen Yáñez. Quindi, caro Luis, con queste semplici parole, ti rendo omaggio, ringraziandoti per i viaggi, le riflessioni e le emozioni che i tuoi scritti ci hanno regalato. Sono certa che, come la gabbianella ha imparato a volare per tornare a casa, anche tu ora stai compiendo il tuo viaggio. E, come Zorba disse alla gabbianella prima di chiudere gli occhi e librarsi in volo: “Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino. Devi volare. Ora il cielo sarà tutto tuo”. “Le mie storie sono scritte da un uomo che sogna un mondo migliore, più giusto, più pulito e generoso.” (Luis Sepúlveda – 4 ottobre 1949/ 16 aprile 2020)