LIBRIUNO SGUARDO SU...

Sara Foti Sciavaliere | La sposa del Chiostro, i risvolti della vita | RECENSIONE

Basta una parola sgarbata, un’occhiata stramba, lasciva, per farci sentire fuori posto. Inadeguati. Ma all’amore, quello che ti scuote, che ti fa sentire leggera, non si è mai inadeguati. Si è pronti. E si impara in fretta, a proprie spese, come batte veloce il cuore che non sente ragioni, tempi, pause, silenzi. Se ti imponi una cosa diversa da quella che il cuore ti detta, cammini senza anima, senza verbo. Allora, per riappropriarti di te stesso, cedi. Perché è meglio sentire un battito in più che il freddo nelle vene. A volte, si è impreparati. L’amore quando arriva arriva, non te lo aspetti, non ti chiede permesso. Eppure, lo si può rifiutare come se fosse scomodo, inopportuno, ingombrante. Ma lo riconosci, sempre. Certo, l’amore ha mille facce, si maschera per poi tradirti, addirittura ti inganna per un’ossessione malata e ti abbandona anche per stanchezza. Ma tu sai. 

Nel romanzo La sposa del chiostro di Sara Foti Sciavaliere si annusa la genuinità di una quasi novizia, una postulante, Virginia. Figlia di nessuno, Virginia è stata abbandonata da piccina alla ruota degli esposti nel monastero delle Benedettine a Lecce. Ha conosciuto solo il chiostro e non sa cosa ci sia fuori dal convento, com’è la vita. Per meglio rispondere alla vocazione di prendere il velo è posta di fronte ad una scelta: andare a vivere alcune settimane a Palazzo Lubelli, dalla baronessa Celeste. Solo così saprà qual è la sua strada, ma nelle nuove vie si apre una vita diversa che a volte la fa arrossire ed abbassare lo sguardo più per inadeguatezza che per piglio. Un ciondolo, l’unico vezzo femminile della nuova vita fuori, le farà scoprire più di quanto non immaginasse. Amore compreso, di donna e figlia.

Con La sposa del chiostro camminiamo a fianco a Virginia tra le viuzze di una Lecce che parla la lingua degli scalpellini, del barocco, del sole che fa cambiare luce alla pietra leccese. Sentiamo anche il profumo dei dolci alla pasta di mandorle, il suono delle campane ai vespri che ci ricorda anche che il tempo passa in fretta. La scrittrice, Sara Foti Sciavaliere, spruzza il romanzo di pillole di dialettismo per rimarcare alcune espressioni. Sciolto il suo stile narrativo, che ti abbraccia fino a farti sentire a casa, anche se non lo sei. Addirittura ti fa sentire addosso la falsità di alcuni personaggi che appaiono cortesi, ma che in realtà sono disgustosamente mal concilianti con chi non è come loro, del loro stesso sangue. Ah la vita, l’amore. 

Autore: Sara Foti Sciavaliere

Libro: La sposa del chiostro

Editore: Il Raggio Verde 

Pagine: 179

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.