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“L’artigiano dell’arte” Enrico Griselli: quando passione e umiltà sono gli ingredienti segreti per fare di un uomo un vero artista | INTERVISTA

Ernico Griselli, “lartigiano dell’arte”, come ama definirsi, nasce a Savona negli anni ’60, dove ottiene un diploma di Istituto Superiore al Liceo Scientifico per poi proseguire all’Università di Architettura di Genova, senza però terminare gli studi. In seguito, il suo percorso cambierà completamente rotta tanto da portarlo ad aprire una trattoria insieme alla sorella, frequentata da diversi artisti locali e non. Le conoscenze che acquisisce nel corso del tempo gli permetteranno di approcciarsi all’arte. Continuamente alla ricerca di nuovi stimoli, per dieci anni si dedicherà alla carriera da barman e, ancora dopo, si orienterà sul settore alberghiero. Dal padre erediterà una propensione per il modellismo, il che lo porterà ad avvicinarsi all’argilla e alla ceramica. La sua passione, affiancata da una particolare predilezione per il recupero di oggetti antichi, crea un connubio artistico che in un certo qual modo narra ciò che ho esplorato e conosciuto.

Lo abbiamo intervistato per voi.

  • Benvenuto Ernico tra le pagine di M Social Magazine. Sei un artista che si è destreggiato in vari campi, dalla falegnameria al modellismo, alla ceramica e all’antiquariato, ma chi è Enrico Giselli? Raccontaci un po’ di te.

Sin da quando ero bambino ho avuto contatti con il mondo artistico, gli hobbies preferiti di mio padre erano il modellismo e il fai da te. Inoltre, avendo la fortuna di vivere in collina, siamo riusciti a ritagliare uno spazio da dedicare alla realizzazione delle nostre opere ed è così che ho mosso i miei primi passi alla scoperta dell’arte. Ecco, la sua passione è diventata la mia. Da lì, poi, ho iniziato a lavorare il legno e con il passare del tempo la mia tecnica si è raffinata. Dalla restaurazione di mobili al recupero di oggetti antichi, per dar loro nuova luce, passando per il modellismo e fino ad arrivare alla ceramica.  

  • Perché il soprannome “artigiano dell’arte”?

Perché mi piace pensarmi un po’ come un artigiano, che poi, in realtà, è quello che sono. Non mi reputo un’artista, non mi piacciono le etichette e non ho un percorso di studi alle mie spalle che possa permettermi di ritenermi tale. Mi lascio guidare semplicemente dalla mia fantasia e dalle idee che mi balenano per la testa, non seguo un metodo preciso che potrei definire esclusivamente “mio” e non ho alcun tipo di influenze artistiche, al di là di quel circolo di amici che mi ha aiutato ad avvicinarmi a questo mondo meraviglioso. Se proprio vogliamo parlare di stili, diciamo che mi oriento molto sulla Pop Art!

  • Al di là della tua immaginazione, c’è mai stato qualcosa che ti ha realmente ispirato nella realizzazione di un’opera?

A dir la verità no, non mi sono mai ispirato a qualcosa o a qualcuno. Conosco diversi artisti locali e non, tra cui il mio grande amico G. Celano Giannici, noto soprattutto in Francia, dai quali ho appreso i segreti della lavorazione della ceramica. Anche perché, il più delle volte, la fantasia non è sufficiente, bisogna acquisire manualità nel trattamento della materia prima ed essere portati, non è così facile. Ciò nonostante, il mio contatto con queste personalità era, e rimane ancora oggi, prevalentemente amicale.

  • Ti è mai capitato di produrre qualcosa che volesse comunicare un messaggio?

Sì, in tutto quello che faccio c’è dell’ironia. Il sarcasmo è la base delle mie opere e queste si prestano a varie interpretazioni. La prendo come un gioco, in fondo è nato ed è rimasto un hobby, e molte cose vengono fuori quasi per caso, non amo riflettere a lungo sui soggetti che andrò a rappresentare. Mi considero un po’ come un bambino alle prese con il suo passatempo preferito, non mi piace prendermi troppo sul serio. Per collegarmi alla mia prima personale intitolata OLTRE IL PRIMO PIANO, il mio vuole essere un invito ad elevarsi, a guardare oltre e forse ad avere la chance di raccogliere una stella!

  • Dalle tue parole traspare l’animo di una persona alla mano, con i piedi per terra, mentre è risaputo che nel mondo dell’arte spesso la presunzione la fa da padrona…

Per fortuna la superbia è un sentimento che non mi appartiene neanche lontanamente. Ho lavorato per moltissimi anni a contatto con la gente e posso dire di essere orgogliosamente una persona alla mano. Mi adatto a qualsiasi tipo di situazione, sebbene di artisti, o presunti tali, il cui ego spesso nasconde le loro più grandi insicurezze, ne ho conosciuti tanti. Ma d’altronde, credo che un po’ in tutti i settori non sia così difficile incontrare soggetti del genere (ride).

  • Nel corso degli anni hai realizzato delle tue esposizioni personali?

Sinceramente parlando, non tantissime. Dopotutto, non vivo di arte, l’ho vista sempre come un ottimo hobby. Quelle poche mostre che ho fatto sono state allestite in circoli o gallerie alle quali mi sono appoggiato, e ho persino esposto i miei lavori in alcuni negozi o boutique particolari. La mia esposizione di debutto, sempre che tale la si possa definire, è stata realizzata nel 2005 al circolo Bonelli di Albisola, la patria della ceramica. Successivamente nel 2013 ne ho fatta un’altra nel centro storico di Savona, nel corso della quale diversi locali si sono adibiti a gallerie d’arte.

  • Cosa hai provato in occasione della tua prima mostra?

Ricordo che venne organizzata piuttosto in fretta, nel giro una settimana, grazie all’impegno e al costante supporto di Giannici, quindi non ho avuto molto tempo per pensarci. Non ero agitato, e inoltre, trattandosi di un lavoro quotidiano, avevo abbastanza materiale da poter esporre. Tutto sommato, posso dire che è andata bene e che ne sono uscito a dir poco soddisfatto!

  • Durante la quarantena hai avuto modo di sperimentare nuove tecniche o magari dedicarti alla realizzazione di un’opera in particolare?

In genere lavoro alle mie opere di sera e nel periodo del lockdown ho usufruito parecchio del tempo che avevo a disposizione. Ho dato il via alla realizzazione di una serie di cento opere piuttosto irriverenti dal titolo “Boom”, un nome di impatto che rispecchia a pieno la collezione. Si tratta di lavori abbastanza grandi, 60×60, raffiguranti il fondoschiena di una donna con una mano appena accennata, quasi a simboleggiare una carezza anziché un gesto volgare. Per le prime ho fatto ricorso ad un contrasto di colori che richiama Andy Warhol, poi, con l’arrivo della bella stagione, sono passato ai “Summer Boom” nei quali ho aggiunto una spiaggia nel background, costumi da mare e segni dell’abbronzatura, resi attraverso l’utilizzo del glitter. E per finire, sono giunto agli “Animal Boom”, in cui ho riprodotto il manto di alcuni degli esemplari più tipici della savana africana, dalla tigre alla giraffa al coccodrillo. Al momento sono alle prese con i “Face Boom”, per i quali sto tentando di recuperare antichi specchi incorniciati per dare la possibilità a chi li osserva di ammirare la propria faccia da […], insomma, ci siamo capiti (ride)!

  • E per quanto riguarda il futuro? Ci sono nuovi progetti in arrivo?

Sono un fiume in piena e in continua evoluzione, non mi precludo nulla. L’idea è quella di esportare la mia arte all’estero e per questo motivo sto collaborando con la proprietaria di un negozio di Savona che mi ha chiesto addirittura un’esclusiva. Del “doman non v’è certezza” diceva qualcuno, chissà, chi vivrà, vedrà!

Diego Lanuto

Studente di 'Lingue, Culture, Letterature e Traduzione' presso l'Università di Roma 'La Sapienza'. Appassionato di danza, lettura, spettacolo e tanto altro!