Febbraio 1991: i Queen, reduci dal trionfo di “A Kind of Magic” e “The Miracle”, pubblicarono “Innuendo”, un album ambizioso e straordinariamente innovativo. All’epoca, nessuno poteva immaginare che si trattasse del loro ultimo lavoro con Freddie Mercury, scomparso tragicamente a novembre dello stesso anno. Tuttavia, analizzando attentamente i testi, le atmosfere musicali e le immagini dei video, si intravedevano inquietanti presagi della sua malattia. Un palpabile senso di mortalità pervade l’intero disco. “Innuendo”, in particolare, rappresenta un vertice compositivo del gruppo, una complessa e sfaccettata sinfonia che fonde sapientemente opera, flamenco, progressive e heavy metal, un brano mai eseguito dal vivo con Freddie Mercury, se non nel concerto tributo del 1992 con Robert Plant. Questa suite di sei minuti e mezzo, degna erede di “Bohemian Rhapsody”, fu pubblicata come singolo il 14 gennaio 1991, precedendo l’album omonimo di cui costituiva la traccia iniziale. Una nota sull’album stesso riporta “Additional Ministrel Guitar”, accreditando la partecipazione di Steve Howe, il virtuoso chitarrista degli Yes, amico di lunga data di Freddie Mercury. L’incontro, quasi fortuito, avvenne a Montreux, in Svizzera, dove Howe, in vacanza per rievocare ricordi, incontrò Martin Gloves, un membro dello staff dei Queen con cui aveva già collaborato. Gli fu così offerta l’opportunità di contribuire alla registrazione. May, Taylor e Mercury gli fecero ascoltare l’album in fase di completamento, lasciandogli l’ultima traccia, “Innuendo”, chiedendogli di aggiungere un tocco spagnolo, un assolo di flamenco che impreziosisse la già straordinaria composizione. In sole due ore e mezzo, Howe, con la sua Gibson Chet Atkins (la stessa usata da May), realizzò un assolo inconfondibile. L’assolo è diviso in due parti: la prima, acustica, eseguita da Howe, è una virtuosistica scala armonica di circa 24 note in pochi secondi; la seconda, elettrica, è affidata a May, dopo il lirico bridge vocale di Mercury. Il risultato è magnifico, con l’incipit ritmico potente di Taylor e l’emozionante voce di Mercury, che rifletteva l’angoscia e la curiosità che lo tormentavano di fronte alla sua malattia. La scomparsa di Freddie pochi mesi dopo rende ancora più commovente questo testamento musicale, un’opera di straordinaria complessità e spirituale intensità, impreziosita dal tocco di Howe che arricchisce la già magistrale orchestrazione di May. A differenza di quanto rappresentato nel film “Bohemian Rhapsody”, la rivelazione della sieropositività di Mercury, avvenuta nel 1987, e la successiva diagnosi di AIDS nel 1989, avvennero dopo il Live Aid del 1985, portando a un ritardo nella pubblicazione dell’album, inizialmente prevista per la fine del 1990. La discrezione mantenuta sulla salute di Mercury, nonostante alcune voci emerse durante i Brit Awards del 1990, influenzò inevitabilmente l’atmosfera malinconica, ma anche energica, che caratterizza il disco. Definita da molti la “Bohemian Rhapsody degli anni ’90”, “Innuendo” è una lunga suite che fonde hard rock, flamenco, operetta e progressive rock in un caleidoscopio di generi musicali. Il tema principale, nato da una jam session tra May, Deacon e Taylor, è stato arricchito dalla melodia e dal testo di Mercury, completati poi da Taylor. L’inopinata partecipazione di Howe, invitato da Mercury a suonare qualcosa nello stile di Paco de Lucía, ha conferito all’opera un’ulteriore dimensione di unicità, con l’inserimento di un passaggio flamenco che poi cede il passo a un bridge dalle reminiscenze operistiche (“You can be all you want to be”), per culminare con un potente assolo hard rock di May. Il videoclip, realizzato in stop-motion con figure di plastilina, rappresenta i quattro membri della band in stili diversi ispirati a grandi artisti: Mercury a Leonardo da Vinci, May agli incisori vittoriani, Taylor a Jackson Pollock e Deacon a Picasso. Si dice che il titolo “Innuendo” fosse una risposta velata alle illazioni della stampa sulla salute di Mercury. “I’m Going Slightly Mad”, “These Are The Days Of Our Lives”, e soprattutto “The Show Must Go On” sembrano un commosso addio di Freddie Mercury, un artista geniale, gentile e straordinariamente talentuoso che ha lasciato un’eredità artistica senza tempo.
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