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“Come vendere droga online in fretta”, il tutorial serie tv dissacrante che ha conquistato l’universo Netflix | INTERVISTE


Il web può davvero far avverare ogni sogno? “Come vendere droga online (in fretta)” sembra quasi una risposta sotto forma di tutorial – a parer di titolo – a questa sete di successo di due studenti liceali secchioni ma in realtà apre la porta a una realtà giovanile che trascende ogni limite etico, grottesca e superficiale, fino all’inevitabile resa dei conti. Lo abbiamo scoperto tutti insieme per ben 3 estati consecutive, dal 2019, riuscendo a far raggiungere alla fortunata serie tv tedesca co-creata da Philipp Käßbohrer e Matthias Murmann sempre la vetta della top 10 su Netflix. Ma qual è il segreto di questo teen dramedy? La sapiente struttura cross-mediale, fra ipertestualità di contenuti e immersione visiva nei device degli astanti grazie a un massiccio uso di effetti speciali, ma anche la scelta e l’alchimia di attori dai connotati ironici, sulla scia di “Borat” per intenderci, che rendono l’intera faccenda della vendita di droghe sintetiche su una piattaforma anonima online, basata su una storia realmente accaduta nel 2015, quasi un gioco adolescenziale, semplice e al tempo stesso con grossi rischi, senza mai prendersi sul serio.

Uno sguardo a tutto tondo sull’universo millenial, capaci di staccarsi dal loro habitat familiare per avventurarsi impavidi sui territori digitali, da quelli dei videogame a quelli delle chat, fin giù, nel Dark Web. C’era riuscito qualcuno finora a comprenderli e a disegnarli? Probabilmente no, a sentire uno dei protagonisti, Danilo Kamperidis: ” Penso che ci siano personaggi con cui molti possono identificarsi. In particolare, le persone che in genere non sono rappresentate nei film e negli spettacoli. Voglio dire, quando hai visto un ragazzo nerd sovrappeso su una sedia a rotelle creare un affare di grande successo sullo schermo?” E in effetti salta subito all’occhio l’importanza di Lenny, co-protagonista di HTSDOF e “braccio” tecnico dell’intera struttura MYDRUGS che trova proprio in quel redditizio mondo criminale la speranza di sopravvivenza alla sua grave malattia. Un personaggio atipico, capace di creare simpatia e mai compassione, che rovescia lo stereotipo antipatico di diversità creato molte volte sullo schermo.

Danilo Kampediris

Fa eco lo stesso Maximilian Mundt, il protagonista Moritz Zimmermann che invece si getta nell’impresa per riconquistare Lisa (Lena Klenke), felice di far “ vedere attori che in realtà si comportano come adolescenti e sembrano adolescenti. Nessun adulto di bell’aspetto. E ovviamente il nostro spettacolo rappresenta abbastanza bene la generazione Z con tutte quelle fantastiche animazioni e messaggi di testo sullo schermo”. Insomma un quadro generazionale, sulla scia nostalgica degli anni ’90 per “i costumi e i tagli di capelli”, dall’esteta Dan, aiutante ma anche un po‘ Baywatch del collage, all’eterna ragazza Fritzi, intrappolata nelle droghe per paura del futuro, fino all’influencer Marie, sorella di Moritz e icona di una generazione Instagram senza più socialità “reale”. Non fanno eccezione gli adulti, grotteschi e al tempo stesso irresponsabili che sottovalutano la crescita esponenziale del movimento digitale, come il padre protettivo Jens fino all’intero corpo di polizia, oppure lo provano a frenare con troppa superficialità, dal corriere Buba agli stessi amministratori di “Good Times”. Anch’essi immersi, così, in un moto folle adolescenziale che chiude il cerchio con l’arrivo idealizzato al college che determina, anche con un po’ di sorpresa“buoni e cattivi”.



Dietro allo storytelling, però, si nascondono emozioni umane che, pure nell’immagine dei due ragazzi intervistati, rappresentano la pluralità di pensiero che circoscriveva questa produzione a stampo “familiare”. Si parte infatti dalla trepidazione di Maximilian “nervoso ed eccitato anche prima di fare l’audizione” e “svenuto dopo aver ottenuto la parte” fino alla calma olimpionica di Danilo, al grido di “goditi il lavoro e divertiti”. Due gestioni diverse per i ragazzi, che si conobbero già sul set di una serie tv tedesca nel 2014, anche riguardo l’arrivo del successo, da chi lo reputava inaspettato a chi invece sentiva qualcosa di diverso già nell’aria, durante la realizzazione. E le strade pure, sempre più lontane dalla quarta stagione a giudicare proprio dalla domanda glissata sul futuro artistico, sembrano diverse: c’è chi lavorerà a una produzione americana come Max a chi invece si sta avventurando su documentari – uno è in lavorazione sulle carceri minorili in Germania – e video musicali – nella veste, ormai classica, di produttore “digitale”!

Maximilian Mundt

Luca Fortunato

Nato con la 'penna' all'ombra del Colosseo, sono giornalista pubblicista nell'OdG del Lazio. Accanto alle cronache del mio Municipio con il magazine La Quarta, alterno le mie passioni per la musica e il calcio, scrivendo per alcune testate online (M Social Magazine e SuperNews), senza dimenticare il mio habitat universitario. Lì ho conseguito una laurea triennale in Comunicazione a La Sapienza e scrivo per il mensile Universitario Roma. Frase preferita? "Scrivere è un ozio affaccendato" (Goethe).