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“Cioccolata da Hanselmann” di Rosetta Loy | RECENSIONE

In famiglia, a volte, si nascondono le verità. Non si raccontano. Si preferisce tacere, sorvolare, fare finta di niente. Tenere la bocca chiusa per mantenere unita, salda la famiglia. Ci sono verità, accadimenti, che potrebbero mandare in bestia qualcuno sul momento, ma poi basta parlarsi per capire situazioni ed animi. Anche se si misurano le parole, si dosano per non sbagliare, la famiglia comprenderà. Se di famiglia vera si tratta. Poi c’è la sorellanza che non riguarda esclusivamente legamidi sangue. Nel caso più stretto di sorelle di fatto, le cose diventano più grandi, si ingigantiscono e scoppiano come bolle di sapone. Perché si fanno di ricordi, di episodi, di parole dette e sentite. Ed anche in questo caso le verità si colgono quando ci si ostina ad insabbiarle. Certe cose si fiutano e la malaparata poi è quella che altera di più i sensi. Insomma, alla famiglia è difficile nascondere qualcosa. Un segreto passa prima dagli occhi di chi ti conosce meglio e più di tutti gli altri. E quel silenzio, che metti come una pietra per non far passare neanche una sillaba, si sgretola sotto gli occhi della famiglia. In ogni lite di famiglia ognuno perde un po’ dell’altro, ma poi si ritrova. Succede però anche che ci si perde per sempre. 

Nel romanzo Cioccolata da Hanselmann di Rosetta Loy il dramma di una famiglia ricca degli anni Trenta che si sgretola e si ricompatta sulla base dei ricordi. Due sorelle innamorate dello stesso uomo che fatica a svelare quello che ha fatto per non essere scoperto, arrestato, deportato e ucciso. Una vita, quella di quegli anni, devastata dalla violenza, dalla crudeltà, dalla tirannia e che ognuno si appiglia a qualcosa per sopravvivere. Molte cose cambiano per le sorelle, alcune scelte si scuciono per allontanarsi da ciò che opprime la voglia di essere ciò  che si è con la consapevolezza raggiunta dopo esperienze e peripezie di vita.

Pulita la narrazione, come l’aria di montagna. Il lettore definisce i confini della storia, ma il racconto straripa di un carico di stati d’animo che la suggestione delle montagne svizzere gli allentano il travaglio emotivo.

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