La libertà: un tesoro fragile nel Grande Fratello VIP

L’affermazione dello scrittore Robert Maynard Pirsig, “La noia precede sempre un periodo di grande creatività”, mi lascia perplesso. In questo inizio d’autunno, invece di gioire per la ripresa, provo una certa malinconia. Anche il nuovo palinsesto televisivo, nonostante le promesse di rinnovamento, non ha finora brillato. La sesta edizione del Grande Fratello VIP, appena iniziata, offre già un campionario di gaffes e comportamenti discutibili, degni di cronaca. Katia Ricciarelli, potenziale voce fuori dal coro, ha espresso giudizi omofobi, suscitando reazioni tiepide da parte della produzione. Se il politicamente corretto può risultare eccessivo, la condanna superficiale di tali atteggiamenti è altrettanto inaccettabile, soprattutto quando vengono mostrati in prima serata. Amedeo Goria, nonostante una relazione con Vera Miales, ha mostrato un’incontrollata attrazione per Ainett Stephens, trasformando il reality in un palcoscenico poco edificante. Soleil Sorge e Gianmaria Antinolfi, invece, hanno esibito i loro problemi privati, alimentando un’inutile esposizione mediatica. Fortunatamente, Jo Squillo ha portato un tocco di decoro, presentandosi con un burqa per esprimere solidarietà alle donne afghane. Il gesto, forse fuori contesto, è stato un monito sulla preziosità della libertà, un bene da custodire e non sprecare. L’ingresso delle principesse etiopi Jessica, Clarissa e Lulù Selassié, con i loro eccentrici look, ha completato il quadro di questa edizione, dimostrando che, in fondo, nessuno è perfetto.