“Gioco di sangue” di Giannicola Nicoletti | RECENSIONE
Trappole mortali. Finirci dentro, è un niente. Essere preda di psicopatici criminali, che scelgono a caso le proprie vittime, diventa un incubo senza fine quando la morte sceglie come capita. Menti malate, disturbate, toccate anche sin dall’infanzia, possono sviluppare, con il tempo, delle ossessioni. Spesso si tratta di pulsioni sessuali irrefrenabili deviate, e quando succede, soggetti del genere colpiscono per soddisfare il proprio piacere depravato. Istinto criminale. Quello di cui sono capaci di fare può essere inenarrabile, atroce, per chi subisce e per chi ne viene a conoscenza. Sarebbe meglio morire all’istante che subire l’orrore agghiacciante delle torture indicibili riservate ad alcune vittime finite nella rete di crudeli psicopatici. Non ci sarebbero delle regole per adescare le prede, un modus operandi sì. Una mano, la firma, che certifichi la propria volontà mettendo così a tacere l’impulso che, ostinatamente, chiede e chiama di agire. È come un respiro, una voce, una necessità. Tutto in modo crudele. Nelle vene scorre il male di alcuni spicopatici come sangue amaro, cattivo. Seguono la musica delle loro pulsioni deviate diventando dei serial killer.
In Gioco di sangue di Giannicola Nicoletti il detektiv Braum è impegnato a scovare uno spicopatico che semina morte e terrore. Germania, 1944. Il nazismo impera contro gli ebrei, la guerra manifesta le sue atrocità. Nelle vie, nei quartieti, morte è deportazioni sono l’immagine quotidiana, costante. Eppure, nelle strade circola un altro vortice di paura che sconvolge quanto la guerra. In giro c’è un serial killer che sente la sinfonia del sangue. Finire nelle sue mani è la fine e l’inizio di un terribile incubo.
Il romanzo poggia su una storia strutturata su un’ossessione famelica che porta il lettore ad un vasto campo di morte. Vere esecuzioni e tracce di un male che nutre la mente malata e crudele di uno spicopatico. La scrittura è ad alta tensione. La forza delle parole è tale da far paura e da innescare un clima di terrore.