Come giovane appartenente alla generazione Millennial, combatto quotidianamente con ansia sociale ed evitamento. La pandemia ha solo amplificato queste difficoltà. Tuttavia, l’arte e la scrittura rappresentano per me potenti strumenti di superamento. Recentemente, ho visitato la galleria StiLL di Milano, in occasione del rilancio di una pubblicazione storica: “Il Re Nudo”. Per comprendere appieno questa esperienza, è necessario fare un breve passo indietro. Molti ignorano l’esistenza di un vibrante movimento culturale hippy italiano negli anni ’70. “Il Re Nudo”, un periodico cartaceo, era un punto di riferimento per i giovani di Milano e della Brianza. Le sue pagine denunciavano la borghesia, la guerra in Vietnam e l’omologazione culturale americana, dando voce a quanti si sentivano esclusi dalla società globalizzata. Femministe e attivisti per i diritti LGBTQ+ trovavano in esso un terreno fertile, sebbene non privo di pericoli: gruppi neofascisti assalivano spesso i raduni, aggredendo indiscriminatamente i partecipanti. Questo ricorda, sorprendentemente, gli eventi accaduti al Gay Village di Roma intorno al 2015. “Il Re Nudo” ospitava artisti di calibro internazionale, tra cui Lucio Dalla, Pino Daniele, Francesco De Gregori e Antonello Venditti. La sua parabola culminò nel 1975, con un evento a Parco Lambro che segnò la sua fine. Trasformando un’esperienza di condivisione in un evento a pagamento, con biglietti d’ingresso, artisti che pagavano per esibirsi e prezzi esorbitanti per cibo e stand, la manifestazione degenerò in scontri violenti tra neofascisti, femministe, forze dell’ordine e attivisti di sinistra. “Il Re Nudo” era stato vittima del suo stesso obiettivo: la società consumistica di massa. Si trattò di una pausa, fino al suo recente ritorno. La frattura generazionale tra giovani e “boomer” è spesso percepita come insanabile, particolarmente sul posto di lavoro e in ambito familiare. Entrando nella galleria StiLL, mi sono sentita immediatamente fuori posto, circondata da persone elegantemente vestite e culturalmente più preparate di me. Il mio abbigliamento – jeans a zampa, top bianco con margherite nere, bomber rosso oversize e scarpe Buffalo, con cuffie Bose al collo – risaltava nettamente. Nonostante il disagio iniziale, ho esplorato la mostra, notando il significato simbolico del posizionamento delle locandine originali del festival, poste a terra sotto foto d’arte contemporanea che esploravano il tema della nudità. Mentre stavo per andarmene, ricordando la necessità di documentazione per l’articolo, ho chiesto aiuto a una coppia dall’aspetto gentile. Presentandomi come giornalista, ho ricevuto un’accoglienza inaspettatamente calorosa. Mi hanno offerto una copia della nuova edizione de “Il Re Nudo”, un poster originale e mi hanno fatto conoscere Luca Pollini, l’anima del progetto. La sua assenza iniziale mi ha dato modo di riflettere sulle mie domande. Finalmente, ho potuto parlare con Pollini, circondato da un gran numero di persone. Gli ho chiesto perché i giovani dovrebbero avvicinarsi a “Il Re Nudo”. La sua risposta è stata illuminante: “I giovani sono già inclini a letture intelligenti. Qui non parliamo solo di rap, ma di underground, cultura e nuove visioni del mondo, contenuti non facilmente reperibili sul web.” Grata per il tempo dedicatomi, ho lasciato la galleria con il cuore pieno di speranza. L’odore della carta nuova mi ha accompagnato a casa. Leggere “Il Re Nudo” è stata un’esperienza rivelatrice. Lo stile di scrittura e le illustrazioni sono sorprendenti, affrontando temi come la droga con un approccio educativo e spaziando dalla musica alla cultura underground. Ho capito che i cosiddetti “boomer” hanno molto da insegnare ai giovani. Questa esperienza ha superato le mie aspettative. Non solo ho ottenuto materiale per il mio articolo, ma ho trovato una guida alla scoperta dell’autenticità. L’incontro con Pollini e gli altri ha dissolto molti pregiudizi generazionali, mostrando invece la competenza nell’adattare la comunicazione per istruire e guidare le giovani generazioni verso un futuro migliore. Mi sono abbonata a “Il Re Nudo” e spero che molti altri possano beneficiare di questa esperienza, raggiungendo coloro che ne hanno veramente bisogno.
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