L’inimitabile Massimo Boldi, insignito per la seconda volta del prestigioso Premio alla Carriera GiocaItalia, domenica 27 agosto presso il Castello Sforzesco di Milano, ha lasciato un segno profondo nel panorama dell’intrattenimento italiano. In questa intervista esclusiva, il celebre attore ripercorre momenti chiave della sua straordinaria carriera, offrendo spunti interessanti sul futuro dello spettacolo. Un viaggio coinvolgente attraverso la spensieratezza, la dedizione e l’impegno di un artista che continua a divertire e a stimolare riflessioni, influenzando il presente e plasmando il domani del contesto culturale italiano. Ricevere nuovamente questo riconoscimento, dopo averlo ottenuto nel 1991 per “Sabato al Circo”, rappresenta un evento eccezionale. Per un attore comico, i premi sono purtroppo rari; pertanto, questo riconoscimento di GiocaItalia, così come i precedenti Telegatti, possiedono un valore inestimabile. Più che l’ambito premio, ciò che lo riempie di soddisfazione è il continuo apprezzamento del pubblico, soprattutto delle giovani generazioni, nonostante la recente crisi del settore cinematografico e dello spettacolo post-pandemia. Nel variegato panorama artistico, sottolinea Boldi, l’unicità è fondamentale per lasciare un’impronta duratura, a differenza dell’imitazione che conduce all’oblio. Ricordando la sua lunga carriera, Boldi condivide aneddoti indimenticabili, a partire dagli esordi negli anni ’70 con registi del calibro di Villaggio e Pozzetto, fino alle collaborazioni più importanti con i Vanzina. Ricorda con particolare affetto “Cipollino”, personaggio nato nel 1981/82, prima del suo ingresso nel mondo di Canale 5. Il successo inatteso dei suoi sketch nel programma “Non lo sapessi ma lo so”, con Teo Teocoli, su Antenna 3 Lombardia, gli aprì le porte al successo. L’iconico Leo Pantegana di “Sabato al Circo” è ricordato per la sua comicità surreale, capace di divertire anche senza dialoghi, una caratteristica che Boldi attribuisce alla sua natura “giullesca”, in grado di catturare l’attenzione soprattutto dei più piccoli. Un segreto, secondo Boldi, è la capacità di rimanere “bambini dentro”. Riflettendo sull’evoluzione del varietà televisivo nell’era dei social media e dei nuovi mezzi di intrattenimento, Boldi esprime il desiderio che la televisione continui a regalare momenti di gioia. Se da un lato ammira il dinamismo degli influencer e il loro utilizzo delle nuove tecnologie, dall’altro nutre una certa perplessità per la velocità con cui tutto cambia. Un paragone inaspettato con l’Antica Egitto, visitato durante le riprese di “Natale sul Nilo”, lo porta a riflettere sul valore della visione a lungo termine. Il rapporto con Silvio Berlusconi, talent scout di grande intuito, è citato come un esempio di fiducia reciproca, invitando a non giudicare le persone solo per la loro vita privata. Infine, rivolgendosi alle nuove generazioni di artisti, Boldi li incoraggia a coltivare la propria creatività, trovando il modo di esprimere il proprio talento. Si scaglia contro i talent show con giurie, criticando l’arbitrarietà dei giudizi e il rischio di soffocare talenti autentici a causa di valutazioni soggettive.
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