Si può tornare nel passato, senza intaccare il presente? Tommaso Paradiso dimostra che è possibile. Ieri, sabato 30 settembre, l’artista ha fatto tappa nella sua città natale, Roma, il suo “Sensazione Stupenda Premiere Tour”, evento itinerante coi fan per l’uscita del nuovo album omonimo (datato 6 Ottobre , con la genuinità e un pizzico di follia di chi vuole dimostrare di non essere mai cambiato (e cresciuto). Dopo essere entrato in bici, con la quale è sorprendentemente arrivato con gli immancabili occhiali da sole, Tommaso si è abbracciato chiunque fosse presente nel locale prescelto – Nag’s head Scottish Pub – sulle note della canzone che ha dato voce e titolo all’album. Un bagno di folla da capo ultrà ai limiti della commozione, con chi non lo ha mai abbandonato o sminuito, a differenza di altri.
“Ho scelto di non svolgere la classica conferenza stampa per presentare questo album – ammette Tommaso Paradiso dentro al suo classico camicione di camoscio, bermuda beige e Clark’s ormai logori – perché è giusto che la mia musica la ascolti prima chi ama la mia musica”. Un’esclamazione fra indie e pop, di chi si esalta con una chitarra e una birra in mano, a discapito di quella classe dalle matite rosse che cerchia le frasi più eccentriche e lo rapporta costantemente con quel passato assieme ai Thegiornalisti in maniera nostalgica. E invece l’eterno ragazzo di zona Prati dimostra come tali dichiarazioni avvengano per pura spontaneità e altrettanta timidezza, che lo fa mettere all’angolino mentre suona un inedito e lo fa emozionare a ogni ‘friccico’ d’occhio di un fan della prima ora durante un selfie.
L’esempio lampante è stato generato proprio durante il live acustico, dove si è vissuto un turbinio di emozioni in platea e sul piccolo palco attrezzato, che hanno fatto sciogliere pure le corde della sua chitarra a tal punto da farlo suonare con una in meno anche durante gli inediti “Trieste” e “Quando si alza il vento”, dedicata malinconicamente alle disgrazie di Roma. Ma la colpa a chi è stata additata? Ovviamente – e ironicamente – a quel manager (Nicola Cani, ndr) che lo assiste da sempre, plasmatore di una icona istintiva e genuina che non bada mai ai strafalcioni linguistici e gestuali. Non a caso l’artista romano ha compiuto un altro esperimento originale, trasformando il pub in una bevuta fra amici, conclusa con le foto che ritraggono un pomeriggio semplice ma al tempo stesso storico. Con buona pace della sua chitarra!
Foto a cura di Alessandro Ruffolo