Sanremo 2024: L’ordinario in scena, tra polemiche e mancanza di ispirazione

Sanremo 2024: L’ordinario in scena, tra polemiche e mancanza di ispirazione

La settantottesima edizione del Festival di Sanremo, conclusa ieri sera, ha generato un’ondata di polemiche sul televoto e, soprattutto, un’atmosfera di palpabile noia. A differenza dell’anno precedente, caratterizzato dall’unanime consenso per il vincitore Marco Mengoni, quest’anno è tornata la frattura che divide il nostro Paese. Sebbene gli ascolti record abbiano celebrato il successo del programma, l’immagine restituita è risultata reazionaria e contraddittoria. L’entusiasmo per temi come la migrazione si è scontrato con un’indifferenza diffusa verso la qualità artistica, dimostrando una sensibilità frammentata e incoerente. Momenti memorabili, come la performance inaspettata di John Travolta, hanno rubato la scena alla competizione stessa, lasciando interrogativi sulla prevalenza del sensazionalismo o sulle carenze della manifestazione. La trasformazione digitale, con la sua rapidità e impatto, ha influenzato profondamente la musica di Sanremo 2024. I testi, elemento unificante delle edizioni passate, si sono rivelati sorprendentemente dimenticabili, forse a causa di un pubblico sempre più superficiale e saturo di stimoli. La priorità assoluta data alle vendite digitali ha portato a brani che assomigliano più a jingle pubblicitari, svuotandoli del loro significato artistico. Le numerose collaborazioni tra pochi autori e diversi artisti, spesso frettolose e poco integrate con lo stile dei cantanti, hanno accentuato questa tendenza. Molti brani riecheggiavano sonorità già sentite in radio o nelle edizioni precedenti, privi di quell’originalità necessaria per un evento di tale portata. Artisti che si sono invece distinti per l’innovazione e la profondità dei temi trattati (come La Sad con il delicato argomento del suicidio, Dargen D’Amico con la sua critica sociale o Fiorella Mannoia con il suo inno femminista) sono stati relegati ai margini della classifica. Tra le performance prevedibili, alcune eccezioni hanno brillato per originalità e spessore artistico (Loredana Bertè e Irama, per citarne alcuni). Il podio, invece, è stato occupato da brani commerciali, privi di una forte personalità, in netto contrasto con la qualità dell’edizione precedente. Tra chi ha puntato sulla ripetizione di formule collaudate e chi ha sfruttato l’influenza dei social media (soprattutto TikTok), si è assistito ad una prevalenza di logiche commerciali che ha lasciato molti amanti della musica profondamente delusi. In definitiva, per molti addetti ai lavori, Sanremo 2024 è stata una grande “noia”.