“L’imperatore delle nuvole” di Pierpaolo Vettori | RECENSIONE
Rischi la vita per averne una. Non ti fermi dinanzi a nulla se non hai niente da perdere e se hai tanto da proteggere. Conosci il dolore, è l’unica risorsa che hai. Da esso si riparte, quasi sempre. La sofferenza può rivelarsi l’unica spinta, decisa, verso il cambiamento. Ti appartiene come il nome, fa di te una persona diversa. Lo strazio può ridurti ad uno spettro, ti mangia i pensieri. Può darti anche la forza o il coraggio di tentare una nuova esistenza. Che cosa ti rimane se non sciogli un po’ di quel dolore in qualcosa di ardimentoso che possa stabilire un giro di boa. Vivere è una cosa, sopravvivere è un’altra. Quando ti manca tutto comprendi molte cose e vuoi recuperarle. Vorresti anche ciò che non hai, che hai perso. Sarebbe, quasi, come scavalcare un muro. Molta gente, la più disgraziata, dinanzi a quel muro si gioca la propria vita mettendo in campo le proprie possibilità per superarlo. Poche e uguali per tutti. Lacrime, disperazione, rabbia, preghiere, suppliche, documenti veri e falsi, possono infrangersi su quella linea di confine che stabilisce la vita o il patimento costante. In tanti rischiano di perdere la propria vita, quello che resta di essa per raggiungere la grazia di un sogno, di una speranza. Se hai forza, ci provi a passare. Altrimenti, ti resta solo il dolore, l’azzurro del cielo, lo scuro nel cuore e niente più.
In L’imperatore delle nuvole di Pierpaolo Vettori conosci la forza della sopravvivenza e l’accettazione di una vita che non cambia, se non in peggio. Franco Zomar ha cinquantadue anni e lavora al Muro da quando era ragazzino. Lungo la barriera di cemento e di filo spinato, che attraversa quattro Stati nordafricani, in parecchi perdono la dignità, la decenza per tentare il tutto per tutto per superare il serpente di ferro. L’immigrazione clandestina è massiccia e Zomar, guardia muraria, rimanda indietro coloro che cercano di varcare il confine con documenti posticci e falsi. I miracolati sono salvi. I guardiani che, ai controlli, si sono lasciati sfuggire chi non doveva passare finiscono nella stanza delle punizioni. Ogni giorno si ripete lo stesso teatro di storie, di suppliche, di parole bugiarde spalmate sul dolore di occhi che cercano la salvezza.
Il romanzo è intenso, emoziona. Il lettore partecipa ad ogni parola e si fa esattamente ciò che l’inchiostro detta ai sentimenti.