Arrivare al cuore delle cose con le parole è una strada che prendono i più audaci. Non temono le domande scomode, riempiono gli spazi argomentando punto per punto, con accurata sollecitudine, questioni che richiedono una certa cautela nell’affrontarle. La linea del silenzio, invece, è una scelta, una forma di protezione. Si acquatta tra i dubbi, tra il terrore. Più si tace, però, e più aumenta la curiosità di conoscere ciò che le labbra strette non dicono. Il silenzio è tante cose messe insieme. Ci si chiude nel mutismo per vergogna, per paura, per definire meglio gli equilibri di situazioni che al loro interno presentano crepe profonde che si cerca di rattoppare con mezze parole. Si sceglie il silenzio anche per mettere una distanza tra la vita e la sofferenza del ricordo. Uno strappo, una rottura. Un foglio a metà dal quale ripartire, altrimenti si resta impantanati nel fango del disonore, degli sguardi puntati come spilli. La verità la si può restituire solo con le parole: giuste, sgarbate, sbiadite, arrugginite, non fa nulla. L’importante è che non siano truccate, deformate dalla menzogna.
In La linea del silenzio di Gianluca Peciola entri in una doppia storia, di famiglia e di lotta armata. Il piccolo Gianluca impara presto che il nulla, il silenzio, ingoia anche i nomi delle persone a cui si vuole bene. Sua cugina Laura è finita in carcere. Sul perché gli hanno detto una bugia. Il ragazzo, da adolesce, va con la madre ai colloqui in parlatorio. Scopre che Laura faceva parte delle Brigate Rosse. Aveva deciso di sfidare i massimi livelli dello Stato, prendendo le armi, sparando e uccidendo. Lei era una dei responsabili del rapimento di Aldo Moro. E’ stata la sua “carceriera”. C’è, però, un’altra verità che Gianluca scopre e che frantuma le sue certezze. Dalle menzogne che gli sono state raccontate e dai silenzi ascoltati si alzerà con una determinazione tale da costruire la sua identità, politica e umana.
Il romanzo è la storia di una generazione che ha cercato di comprendere meglio la lotta armata delle Brigate Rosse. E’ la narrazione di una famiglia, ma anche del periodo di piombo che ha cambiato il sentimento politico di molti svegliando soprattutto le coscienze.