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“Altro da Palermo” di Michele Burgio | RECENSIONE

Sentirsi a disagio, sconfitti e sognatori, porta pene, rimpianti e speranza. Il percorso personale di ognuno è fatto di sfaccettature che segnano l’esistenza anche quando si cerca di inabissarle. Certe situazioni, vissute male, scoloriscono i giorni, quelli fatti e quelli da creare. A volte riaffiorano i tormenti passati. Non hai scampo. Si insinua un difetto pur non avendo colpe. Il rimestare delle sensazioni, degli stati d’animo, procura una fastidiosa ansia. Si è pronti ad assolvere ed a condannare addirittura le semplici e innocue intenzioni, che restano tali, per trovare uno spiraglio di quiete nell’autocritica che porta sempre un po’ di disagio, di sofferenza. Sparigli la confusione, il disordine, le paure, che hanno messo radici e che si fanno sentire quando meno te l’aspetti. Eppure, dovrai fare i conti con ciò che hai rimandato perché troppo pesante il fardello da sopportare. Sai che non puoi più scappare, che sarebbe un errore. La serenità arriva dopo il dolore. Prima si affronta e meglio si riesce a vivere.

In Altro da Palermo di Michele Burgio conosci il disordine emotivo di tre protagonisti, ognuno diverso dall’altro. A fare da sfondo una Palermo che fagocita i sentimenti dei personaggi che vivono storie di frustrazione, di infelicità e di disagio. Ognuno di loro rispecchia una fetta di realtà che si affaccia come se fosse un balcone dal quale assistere alla propria parata personale: la farsa.

Il romanzo è interessante. Le storie, nella storia madre, sono cariche di emotività, di sentimento. La scrittura è giusta, affranta con moderazione, mai affettata, ma coinvolgente.    

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Giornalista, recensore professionista.