“Stranezze di una ragazza bionda” di Eça De Queiroz | RECENSIONE
L’inganno ha il viso pulito e la voce suadente. Colpisce chi ne resta frastornato, affascinato, senza capire, all’inizio, di essere finito nel raggiro di farabutti. Gli imbroglioni sanno scovare le loro vittime, le conquistano piano piano. Carpiscono la loro fiducia fingendosi ciò che non sono. Usano diverse strategie, a seconda della preda individuata nel mucchio. Possono recitare la stessa commedia, mettere in piedi lo stesso canovaccio truffaldino, sino a quando la loro scaltrezza non si infrange contro la ferrea onestà di chi, scoperto l’inganno, li mette con le spalle al muro. La trappola ben congegnata, quasi sempre, è quella dell’innamoramento. Indurre la vittima a perdere la testa per amore è uno stratagemma, che se dovesse funzionare, creerebbe il successo assicurato dell’impresa ingannevole. Quando in ballo ci sono i sentimenti, nello specifico l’amore, molte cose vanno a finire a carte quarantotto. Storditi e stretti nella morsa dell’innamoramento si perde la testa, ciò che era chiaro diventa sfumato e si vive con una leggerezza che offusca le cose importanti e soprattutto la realtà.
In Stranezze di una ragazza bionda di Eça De Queiroz conosci una storia di sentimenti frantumati e di un sogno spezzato. Macário lavora a Lisbona come contabile alle dipendenze dello zio. E’ un ragazzo tranquillo, conduce una vita pacata. Si innamora di una ragazza bionda, Luìsa. I due si incontrano, decidono di sposarsi, ma lo zio si oppone. Dopo diverse peripezie, il giovane ottiene il permesso di sposare Luisa. Poi, una brutta scoperta sul suo conto gli impedirà ancora una volta di coronare il suo sogno.
Il libro racchiude una novella dalla quale è stato tratto un film. La storia mette in evidenza la fragilità che si manifesta dinanzi all’amore, soprattutto quando non è corrisposto e viene usato come mezzo per ingannare le proprie vittime. La scrittura è tenace.