Smartphone ai figli? Ora rischi di pagare caro ogni loro click sbagliato | C’è chi ha debiti fino al collo

Ragazzi con smartphone - pexels - salernosera
Negli ultimi anni la giurisprudenza italiana ha iniziato a guardare con sempre maggiore attenzione a ciò che accade sui social network, soprattutto quando a pubblicare contenuti offensivi sono i minori.
Il problema non riguarda soltanto chi subisce quelle offese, ma anche chi, in qualità di genitore, è chiamato a rispondere delle conseguenze. Un recente caso raccontato da Brocardi lo dimostra chiaramente: se un figlio minorenne diffonde insulti o immagini denigratorie sui social, a pagare i danni possono essere i genitori.
Il principio di fondo non è nuovo, perché già l’articolo 2048 del Codice civile stabilisce che i genitori sono responsabili dei danni causati dai figli minorenni, salvo provare di non aver potuto impedirli. La novità sta nel fatto che questo meccanismo di responsabilità viene applicato sempre più spesso al mondo digitale, dove i contenuti si diffondono velocemente e in modo potenzialmente incontrollabile.
Emblematico è il caso deciso dal Tribunale di Brescia con la sentenza n. 879 del 4 marzo 2025: una ragazza aveva creato profili falsi per insultare una compagna, arrivando persino a pubblicare fotomontaggi a sfondo sessuale. Il giudice ha condannato i genitori dell’autrice al pagamento di 15.000 euro di risarcimento, sottolineando che non è accettabile giustificarsi con la scarsa competenza tecnologica. La vigilanza sull’attività online dei figli, ha detto il tribunale, è un dovere concreto che non può essere eluso.
La questione si intreccia anche con un altro tema sensibile: la pubblicazione di immagini dei figli minorenni. Il Garante per la privacy ha chiarito che, per i minori di quattordici anni, la diffusione di foto e video sui social rappresenta un atto di straordinaria amministrazione e richiede quindi il consenso esplicito di entrambi i genitori. Pubblicare senza accordo significa violare il diritto all’immagine e alla riservatezza del minore, con possibili conseguenze legali.
Il ruolo dei genitori si complica
In questo scenario, il ruolo dei genitori diventa ancora più complesso. Non si tratta più soltanto di educare i figli a un uso responsabile della rete, ma anche di controllarne attivamente i comportamenti digitali. Un like, un commento o un post offensivo possono trasformarsi in una causa civile e in una richiesta di risarcimento. E allo stesso tempo, ignorare le regole sulla condivisione di immagini può aprire la strada a conflitti legali tra gli stessi genitori o con terzi.
Il messaggio che arriva dai tribunali e dalle autorità è chiaro: i social non sono uno spazio “virtuale” separato dalla vita reale, ma un’estensione della sfera pubblica, dove valgono le stesse tutele di dignità, reputazione e riservatezza. I genitori, in quanto responsabili dei minori, devono farsene carico.
Una società sempre più digitalizzata
La riflessione finale è inevitabile. Viviamo in una società in cui ogni gesto digitale può lasciare una traccia duratura e avere conseguenze concrete. Per questo l’educazione all’uso consapevole della rete è ormai parte integrante del compito genitoriale. Significa guidare i figli, certo, ma anche vigilare, intervenire e, se necessario, assumersi responsabilità legali.
È un compito nuovo, che non si esaurisce nella vita offline, ma che si estende all’universo dei social, dove l’identità e i diritti dei minori meritano la stessa protezione che avrebbero nel mondo reale.