Tonno in scatola, hanno lanciato l’ALLARME su quello che credevi migliore | Riportalo indietro e non mangiarlo più

Tonno in scatola - pexels - emmepress
Quando apri una scatoletta di tonno, spesso pensi al gusto, alla comodità, forse al prezzo, ma ci sono molti altri aspetti che vale la pena considerare se vuoi fare una scelta davvero consapevole.
Altroconsumo ha analizzato questi elementi, invitando i consumatori a riflettere non solo quale tipo di tonno comprare, ma anche quanto mangiarne, come è stato pescato, quale specie è, e che cosa dice l’etichetta.
Si parte innanzitutto dalle specie più comuni: ci sono il pinne gialle (Thunnus albacares) e lo skipjack (o tonnetto striato, Katsuwonus pelamis), che sono i più diffusi tra le conserve che troviamo nei negozi. Il tonno rosso, pur essendo considerato un’eccellenza in certi piatti, non viene usato nelle conserve più comuni, anche per motivi di sostenibilità, dato che è classificato come “quasi minacciato”.
Un altro aspetto fondamentale è la porzione settimanale consigliata: Altroconsumo suggerisce di non superare i 50 grammi di tonno sgocciolato a settimana. È una misura che serve a tutelare la salute, ma anche l’ambiente: consumarlo troppo frequentemente comporta rischi, sia per quantità di metalli pesanti come il mercurio, sia per la pressione sulle risorse ittiche.
Quanto alle versioni in scatola, cambia molto il profilo nutrizionale a seconda che il tonno sia conservato all’olio o al naturale. Nel tonno all’olio sgocciolato si trovano buone proteine e grassi — soprattutto quelli “buoni”, mono e polinsaturi — ma le calorie salgono, e gli omega-3 sono in genere meno della quantità che si potrebbe aspettare. Il tonno al naturale, invece, è quasi privo di grassi e conviene se stai attento all’apporto calorico.
Leggi sempre le etichette
L’etichetta diventa il tuo miglior alleato quando fai la spesa. È lì che devi guardare specie, metodo di pesca, peso “sgocciolato”, valori nutrizionali, contenuto di sale. Questi dettagli fanno la differenza: per esempio, se l’etichetta non specifica chiaramente la specie o non dice nulla sul metodo di cattura, è un segnale che potrebbe non essere stato fatto tutto con criteri sostenibili o che la trasparenza non è massima. Anche il vetro ha i suoi pro: è più costoso, ma ti permette di vedere il prodotto, controllarne l’aspetto, la consistenza, la quantità nella confezione.
Sostenibilità e impatto ambientale non sono temi secondari. Il tipo di pesca usato incide molto: metodi come la pesca a canna o l’uso di reti a circuizione su banchi liberi sono da preferire perché sono più selettivi, ovvero catturano meno specie non bersaglio (quindi meno “by-catch”), e hanno un impatto più basso sull’ecosistema marino. Se invece il tonno è pescato con metodi meno sostenibili, il danno può riguardare anche pescherecci, animali selvatici marini e l’ecosistema in generale.
Il rapporto qualità-prezzo
C’è un ultimo punto, non meno importante: il rapporto qualità-prezzo. Il prodotto discount può sembrare conveniente, ma non sempre il prezzo basso va di pari passo con una qualità sensoriale elevata, o con metodi di pesca sostenibili o bassi contenuti di sale. Quindi, quando paragoni varie marche, non guardare solo quanto costa, ma quanto paghi per davvero: che tipo di specie, quanto tonno “vero” c’è nella scatoletta, quanto sale, quanto “liquido” che magari aggiunge peso ma non sostanza.
Insomma, mangiare tonno è una buona cosa: porta proteine, sapore, praticità. Ma farlo bene richiede che ci si informi un po’: quanti grammi a settimana, quale specie, come è pescato, come è conservato. Se segui questi criteri, puoi goderti il tonno senza cattive sorprese, con benefici per te e per il mare.