Colpo di scena INPS, con questa mossa AUMENTI la tua Pensione in 2 minuti | Dal prossimo mese raddoppi le entrate

Il logo dell'INPS - Foto Facebook - Emmepress.com
Negli ultimi mesi grazie all’INPS si sta parlando molto di una possibile novità in tema di pensioni che potrebbe tradursi in un vantaggio concreto per molti lavoratori.
Si tratta della cosiddetta “quota 41 flessibile”, una misura che il governo starebbe valutando per sostituire l’attuale quota 103. L’idea alla base è quella di consentire il pensionamento con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, ma con una differenza importante: il metodo di calcolo dell’assegno. Mentre quota 103 si fonda sul sistema interamente contributivo, la quota 41 flessibile prevede un sistema misto, cioè una combinazione tra calcolo retributivo e contributivo.
Ed è proprio qui che si nasconde quello che viene definito un “trucco legale” capace di aumentare l’importo della pensione anche del 20%. Chi ha accumulato contributi prima del 1996, e in particolare chi può vantare almeno 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995, può infatti beneficiare della componente retributiva, che valorizza maggiormente gli anni di lavoro antecedenti alla riforma.
Con il contributivo puro, quegli stessi anni perderebbero molto del loro peso. Inoltre, non andare in pensione immediatamente al raggiungimento dei requisiti minimi, ma aspettare qualche mese, può fare una grande differenza. In questo modo, infatti, si riducono le penalizzazioni e cresce il valore della quota calcolata col sistema misto. Da qui la possibilità di ottenere un assegno fino a un quinto più alto rispetto a quello previsto dal contributivo integrale.
Naturalmente, non è tutto rose e fiori. Chi sceglie l’uscita anticipata con 62 anni di età continua comunque a subire delle riduzioni, stimate intorno al 10% rispetto a chi attende l’età piena per la pensione di vecchiaia. In altre parole, il vantaggio del sistema misto attenua, ma non elimina del tutto, le penalità. Inoltre, va sottolineato che la quota 41 flessibile è al momento solo una proposta, legata alla prossima Legge di Bilancio: il testo definitivo potrebbe cambiare o addirittura non vedere la luce nella forma attuale.
Non tutti vedranno dei cambiamenti
Non tutti i pensionandi sarebbero poi in grado di sfruttare al massimo questo meccanismo dell’INPS. I più avvantaggiati sono senza dubbio i lavoratori con lunghe carriere contributive già maturate, soprattutto quelli che hanno iniziato a versare prima del 1996. Sono loro che possono trarre il massimo beneficio dalla quota retributiva.
Anche chi ha la possibilità economica di posticipare di qualche mese l’uscita, rinunciando al pensionamento immediato, potrebbe migliorare sensibilmente l’importo dell’assegno. Al contrario, chi ha una carriera prevalentemente post-1996 non vedrebbe differenze sostanziali rispetto al calcolo contributivo.
Una vera svolta dall’INPS
Se davvero questa misura verrà approvata, potrebbe rappresentare una svolta per molti lavoratori prossimi alla pensione. Il messaggio, però, resta chiaro: ogni situazione è diversa e il vantaggio reale dipenderà dalla storia contributiva individuale. Per alcuni, il guadagno sarà molto rilevante, per altri più modesto.
In ogni caso, la quota 41 flessibile mette in luce un aspetto cruciale: conoscere a fondo le regole del sistema previdenziale può fare la differenza tra una pensione ridotta e un assegno più dignitoso.