Curatevi con le BANANE | Chiude per SEMPRE la casa farmaceutica più famosa al mondo, hanno messo i sigilli

Bancarotta per una nota azienda farmaceutica - pexels - emmepress
Negli ultimi giorni è circolata una notizia che ha fatto molto discutere: il fallimento di quella che alcuni titoli hanno definito “la casa farmaceutica più amata dagli italiani”.
Una frase che colpisce subito, perché fa pensare alla scomparsa di un marchio legato da decenni alle nostre abitudini quotidiane, a prodotti che teniamo nel mobiletto del bagno e che ci accompagnano nelle influenze stagionali o nei piccoli disturbi di ogni giorno.
Eppure, leggendo con attenzione, si scopre che dietro l’annuncio si nasconde una realtà diversa. L’azienda di cui si parla è infatti la US Magnesium, con sede nello Utah, negli Stati Uniti. Non si tratta di una vera e propria casa farmaceutica, ma di un’impresa che produce magnesio primario, un metallo utilizzato in vari settori industriali e, in parte, anche in quello farmaceutico per la realizzazione di sali e composti.
L’azienda ha dichiarato bancarotta presso il tribunale del Delaware, dopo anni segnati da difficoltà economiche e da pesanti controversie ambientali legate all’estrazione di minerali nelle zone del Great Salt Lake.
Da qui nascono i licenziamenti, la perdita delle concessioni minerarie e l’obbligo di bonifica delle aree sfruttate. Una vicenda grave, certo, che colpisce centinaia di lavoratori e ha ripercussioni ambientali importanti. Ma presentarla come il crollo di una “casa farmaceutica che ci ha curato per decenni” è quantomeno fuorviante. US Magnesium non è il produttore degli analgesici o degli antipiretici che siamo abituati a comprare in farmacia. Se in qualche misura i suoi composti entrano nella catena di produzione di certi prodotti farmaceutici, è un discorso molto indiretto. Non si può parlare, insomma, di un marchio che sparirà dagli scaffali delle farmacie italiane.
Un allarme forse esagerato
È interessante notare come una notizia di questo tipo venga confezionata per avere il massimo impatto emotivo. L’idea che “non troveremo più i farmaci che ci hanno curato per anni” genera inevitabilmente ansia, perché tocca un tema sensibile come la salute. Ma se ci si ferma a guardare i fatti, ci si accorge che l’allarme è probabilmente esagerato. La bancarotta di un produttore di magnesio negli Stati Uniti non comporta automaticamente la scomparsa di paracetamolo, aspirina o altri farmaci da banco in Italia.
Ciò non toglie che la vicenda resti significativa per altre ragioni. Parla del futuro di un settore industriale che, tra crisi economiche e problemi ambientali, si trova davanti a scelte difficili. Parla della fragilità di territori come quello del Great Salt Lake, messi a dura prova dalle attività estrattive. E parla anche del destino di centinaia di lavoratori che da un giorno all’altro hanno perso il proprio posto. Sono questi i punti concreti sui quali bisognerebbe concentrare l’attenzione.
E’ importante verificare sempre le fonti
La lezione da trarre è duplice. Da un lato, ci ricorda quanto sia importante verificare le fonti e distinguere tra un titolo ad effetto e la realtà dei fatti. Dall’altro, mette in luce come la comunicazione possa orientare le percezioni collettive: un’azienda mineraria diventa improvvisamente una “casa farmaceutica amata dagli italiani”, e il problema ambientale in Utah si trasforma nella paura di non trovare più farmaci nelle nostre farmacie.
In definitiva, la bancarotta di US Magnesium è una notizia seria, ma per ragioni diverse da quelle che i titoli sensazionalistici lasciano intendere. Non ci priverà dei farmaci che usiamo ogni giorno, ma è comunque un campanello d’allarme su temi industriali, occupazionali e ambientali che non possono essere ignorati.