Italiani in crisi NERA, arriva la TASSA GENITORI | Più di 1.300€ da sborsare entro Natale: conviene vendere l’auto

Famiglia

Famiglia - pexels - emmepress

Negli ultimi giorni ha fatto molto discutere la notizia di una presunta “tassa genitori” da 1.300 euro per ogni figlio.

Un titolo che suona come una nuova imposta, un balzello imposto dallo Stato proprio nel momento in cui le famiglie sperano in qualche sostegno concreto. In realtà, leggendo bene, non si tratta di una tassa nel senso stretto del termine, ma piuttosto della stima dei costi che mamme e papà devono affrontare ogni anno a settembre, quando arriva il ritorno a scuola.

La cifra, 1.300 euro, è stata calcolata sommando spese inevitabili: libri di testo, zaini, diari, astucci, quaderni, penne, ma anche scarpe da ginnastica e abbigliamento adeguato. Un fardello che pesa in modo diverso a seconda del ciclo scolastico: un bambino delle elementari ha esigenze differenti rispetto a uno studente delle superiori, ma la sensazione è comune a tutti i genitori, ovvero quella di trovarsi davanti a un vero e proprio “salasso” a inizio anno.

Il problema si aggrava se si considera che il rientro a scuola coincide con un mese già critico per i bilanci familiari. Dopo l’estate, tra vacanze da saldare, bollette che tornano a crescere e varie spese accumulate, settembre rappresenta un momento economicamente delicato. Ritrovarsi a dover spendere centinaia di euro in pochi giorni amplifica la percezione di un costo obbligato, quasi fosse davvero una tassa mascherata.

Secondo i dati citati da diverse associazioni dei consumatori, i prezzi del materiale scolastico sono aumentati dal 3 al 5% rispetto all’anno precedente. A questo si aggiunge la questione dei libri, spesso ripubblicati in nuove edizioni che rendono difficile il riutilizzo di quelli usati. Un dettaglio che costringe i genitori a mettere mano al portafoglio, senza reali alternative.

Una contraddizione in termini

È qui che nasce la contraddizione. Da un lato lo Stato propone bonus e incentivi per le famiglie, come l’Assegno Unico Universale, i contributi per i neonati o gli aiuti per le spese scolastiche; dall’altro lato, nella vita quotidiana, questi sostegni sembrano evaporare davanti alla concretezza delle uscite obbligate. Così la sensazione diffusa è che gli aiuti siano insufficienti, e che i genitori vengano lasciati soli davanti a una spesa che non si può evitare.

Va però chiarito un punto. Non esiste nessuna legge che abbia introdotto una vera tassa da 1.300 euro a figlio. Si tratta piuttosto di un modo giornalistico di raccontare una realtà fastidiosa, quella di un costo che si ripete puntualmente ogni anno e che non lascia margini di scelta. Parlare di “tassa” serve ad attirare attenzione, a rendere più forte l’impatto della notizia, ma rischia anche di creare confusione e allarmismo.

Libri di testo
Libri di testo – pexels – emmepress

Il problema è reale

Resta il fatto che il problema è reale. Le famiglie italiane affrontano ogni anno spese scolastiche pesanti, spesso sproporzionate rispetto al reddito. Le soluzioni possibili non mancano: mercatini del libro usato, gruppi di acquisto tra genitori, iniziative scolastiche per contenere i costi. Ma senza un intervento più deciso delle istituzioni, che potrebbe ad esempio regolamentare meglio il mercato dei testi scolastici o sostenere concretamente gli acquisti, ogni settembre continuerà a sembrare una tassa non scritta, inevitabile e pesante.

A dirla tutta quindi, non esiste una nuova imposta da 1.300 euro, ma esiste una realtà che molti genitori conoscono bene: crescere un figlio, soprattutto in età scolastica, costa sempre di più. E mentre i titoli sensazionalistici parlano di “tassa genitori”, i conti veri, alla fine, li fanno le famiglie.