Ciao ciao buoni pasto, la nuova legge che DISTRUGGE la pausa pranzo in Italia | Tornatevene a casa da mammà

Insalatona

Buoni pasto: presto saranno aboliti - pexels - emmepress

Chi non ricorda le parole della mamma, che ti ricorda di portarti qualcosa da mangiare a lavoro, per non spendere soldi inutili: cosa succede ai buoni pasto.

E che ti chiede come farai senza quell’aiutino che fino a ieri sembrava scontato. Ed è proprio così che tanti lavoratori hanno reagito alla notizia: i buoni pasto non ci saranno più. È passata la legge che li abolisce definitivamente, e in tanti la vivono come l’ennesimo sgarbo firmato Giorgetti.

Per chi lavora fuori casa e non ha una mensa aziendale, il buono pasto era diventato una piccola sicurezza quotidiana. Non si trattava solo di un pezzetto di carta o di una card elettronica, ma di un modo per alleggerire le spese del pranzo, magari in un periodo in cui anche un panino al bar è arrivato a costare caro. Ora invece la regola è chiara: i buoni già emessi fino ad agosto restano validi fino al 31 dicembre di quest’anno, quelli distribuiti da settembre fino al 31 dicembre dell’anno prossimo. Dopo, stop definitivo.

C’è chi dice che in fondo non era un sistema perfetto. È vero: le commissioni per gli esercenti erano alte, molti ristoratori e supermercati si lamentavano perché incassavano meno del valore nominale e con tempi lunghi. Però, a pagarne il prezzo non erano i lavoratori, che quei buoni li usavano per sopravvivere alle spese quotidiane. Oggi invece, senza alcun correttivo o misura alternativa, si ritrovano con un costo in più sulle proprie spalle.

Ed è qui che torna la voce di mammà, quella che ti dice: “E mo’, come fai a mangiare tutti i giorni fuori? Ti porti il pranzo da casa?”. Una domanda semplice, ma che fotografa bene la realtà. Non tutti hanno il tempo, la possibilità o l’organizzazione per prepararsi qualcosa. E soprattutto, non tutti hanno un posto dignitoso dove consumarlo. Il buono pasto non era un lusso, era un minimo di dignità sul lavoro.

Lascia tutti con l’amaro in bocca

L’eliminazione lascia l’amaro in bocca perché arriva in un periodo in cui il costo della vita è già alto: bollette, affitti, generi alimentari, tutto pesa di più. Per questo, anche un piccolo aiuto come i buoni pasto diventava fondamentale. Togliere senza offrire alternative è il segnale di uno Stato che guarda ai numeri più che alle persone.

Certo, qualcuno dirà che era un sistema da rivedere, che pesava troppo sulle casse pubbliche e che spesso finiva per essere usato male. Ma cancellarlo del tutto, senza costruire un meccanismo nuovo, appare più come una punizione collettiva che come una riforma ragionata.

Mensa aziendale
Mensa aziendale – pexels – emmepress

Bisognerà tornare ad arrangiarsi, altro che buoni pasto

Alla fine, resta la sensazione che a perderci siano sempre gli stessi: i lavoratori comuni, quelli che ogni giorno cercano di barcamenarsi tra stipendi bassi e spese alte.

E in questo scenario la voce di mammà, quella che ti ricorda le cose essenziali, suona quasi profetica: senza i buoni pasto, si torna indietro di anni, a un’epoca in cui arrangiarsi era la regola e non l’eccezione.