Ho 56 anni e vado in PENSIONE | È tutto vero, dal 2026 si può fare: basta mettere nero su bianco qui

Due pensionati su una panchina - Foto Pixabay - Emmepresse.com
Andare in pensione anticipata a soli 56 anni è possibile, dal prossimo anno una legge consente di terminare la propria attività lavorativa
In Italia, l’età per la pensione è di 67 anni, con almeno 20 anni di contributi. È anche possibile accedere alla pensione anticipata senza vincoli d’età, ma con il vincolo di avere maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi, per le donne.
E mentre la fetta di popolazione italiana che la percepisce è in costante aumento, le norme vigenti consentono agevolazioni per chi ha versato contributi in giovane età, ha svolto lavori particolarmente gravosi o per le lavoratrici che assistono familiari disabili.
Esiste, poi, una categoria di lavoratori che può terminare la propria attività molto prima. Le leggi subiscono continue modifiche ed è necessario restare sempre informati, essere a conoscenza di piccoli cavilli che possono fare la differenza.
Nel caso del rigetto della domanda, è possibile valutare l’Assegno ordinario di invalidità o l’uscita con vecchiaia ordinaria. Una consulenza mirata può fare comodo per trovare metodi alternativi per concludere prima del dovuto la propria attività, di fronte a difficoltà effettive.
In pensione a 56 anni, per una determinata categoria non è utopia ma un’ipotesi concreta
Una casistica consente alle donne di andare in pensione a 56 anni, gli uomini a 61. Non serve recarsi al Caf ma si può verificare in totale autonomia se siamo in possesso dei requisiti richiesti. La pensione di vecchiaia anticipata riguarda gli invalidi del settore privato, con la riduzione della capacità lavorativa rispetto alle mansioni svolte, con il riconoscimento che deve avvenire tramite un documento rilasciato dalla commissione INPS al termine di una visita medica.
La norma in questione riguarda chi ha almeno un contributo prima del 1996, con 20 anni di versamenti effettuati, l’iscrizione all’AGO o a un fondo sostitutivo. Gli autonomi e i dipendenti pubblici sono esclusi.
Altri aspetti di cui tenere conto e che devono essere rispettati
L’invalidità non deve essere civile ma specifica, pari almeno all’80%. In caso contrario, dovrà essere avviata la procedura per l’accertamento sanitario, tramite INPS, ente presso cui dovrai presentare la domanda, dopo la cessazione del rapporto, allegando il verbale corretto.
La burocrazia rischia di allungare i tempi per ricevere una risposta affermativa, costringendo un lavoratore con dei problemi fisici a proseguire ancora per un po’ a svolgere le proprie mansioni.