Hai buttato uno stipendio per questo SMARTPHONE | Difetti di fabbrica assurdi, dopo 11 mesi devi buttarlo via: è una ciofeca

Smartphone - pexels - emmepress
Hai mai provato quella sensazione frustrante di aver speso un intero stipendio per uno smartphone nuovo, pieno di promesse, per poi scoprire dopo un anno che è già lento, fragile e con la batteria a terra?
È una storia fin troppo comune, quella raccontata da C4Comic nel provocatorio articolo “Prendi e buttalo dalla finestra: hai speso tutto lo stipendio per un cellulare mediocre | Dopo un anno è già rotto”. Una frase che riassume perfettamente la delusione di chi, sedotto dalle pubblicità e dalle schede tecniche, finisce per ritrovarsi con un telefono che non mantiene le aspettative.
All’inizio tutto sembra perfetto. Il dispositivo è veloce, brillante, la fotocamera fa foto da sogno e la batteria sembra non finire mai. Poi, poco a poco, iniziano i primi segni di cedimento: il telefono si surriscalda, le app si bloccano, la batteria dura sempre meno, lo schermo presenta micrograffi o pixel difettosi. E dopo dodici mesi — o anche meno — ci si ritrova con un oggetto che sembra già vecchio, quasi da buttare.
Secondo l’articolo, il problema nasce da una combinazione di fattori. Le aziende, spinte dalla necessità di produrre modelli sempre più nuovi e competitivi, tagliano spesso sui materiali e sulla qualità costruttiva. Vetro fragile, plastiche economiche, aggiornamenti software limitati: tutto concorre a ridurre la vita utile dei dispositivi. Quando poi il produttore smette di fornire aggiornamenti, il telefono diventa obsoleto non tanto perché non funzioni più, ma perché non è più compatibile con le app o le funzioni moderne.
Uno dei punti più deboli è la batteria. Le batterie al litio, si sa, perdono efficienza con il tempo, ma oggi molti smartphone sono costruiti in modo tale da rendere difficile o impossibile la sostituzione. Dopo un paio d’anni, quindi, si è costretti a convivere con un’autonomia ridotta o a cambiare direttamente telefono. È un meccanismo che, più che un difetto, somiglia a una strategia: spingere il consumatore a ricomprare, alimentando un ciclo continuo di consumo e sostituzione.
Risultati sorprendenti
C4Comic cita anche uno studio interessante condotto su oltre 15.000 dispositivi di 14 marchi diversi. I risultati sono sorprendenti: OnePlus, Realme e Google risultano tra i più affidabili nel lungo periodo, con solo l’11% di guasti dopo sei anni. Apple e Samsung si collocano nella fascia media, mentre Huawei e Sony registrano tassi di rottura più alti, vicini al 30%. Non sempre, insomma, il marchio più famoso corrisponde al prodotto più duraturo.
Da questa storia emerge una riflessione chiara: spesso paghiamo più il nome e l’immagine che la sostanza. Le pubblicità ci abbagliano con fotocamere super e funzioni intelligenti, ma raramente ci parlano della durata reale del dispositivo o della facilità di riparazione. E così finiamo per acquistare telefoni bellissimi ma effimeri, destinati a diventare lenti e fragili nel giro di pochi mesi.
Scegliere con consapevolezza
Forse la vera soluzione non è comprare il modello più costoso, ma scegliere con consapevolezza: valutare quanti anni di aggiornamenti garantisce, se la batteria è sostituibile, se i materiali sono solidi. In fondo, un buon smartphone non è quello che stupisce il primo giorno, ma quello che continua a funzionare bene anche dopo anni.
Perché, quando ti ritrovi con un telefono che si blocca, si scarica in un’ora e cade a pezzi, la tentazione di “buttarlo dalla finestra” non è poi così assurda.