“Lavori per me, ti pago: quindi ho diritto a leggere le tue chat”: ufficiale, tutto vero, il datore di lavoro può controllarti il telefono, devi accettarlo

Soluzione per lo smartphone bollente

Rimedio per il telefono bollente-Depositphotos-Emmepress.com.it

“Lavori per me, ti pago: quindi ho diritto a leggere le tue chat”: sembra una frase estemporanea e assurda detta così, per provocare, e invece no. Al contrario è  ufficiale, tutto vero: il datore di lavoro può controllarti il telefono.

E tu devi accettarlo. Ne ha il diritto, così come tu hai diritto a difendere la tua riservatezza, la tua sfera privata. Ma allora come si conciliano le due cose?

Vediamolo. La privacy è forse uno dei più grandi diritti che abbiamo — e dovremmo fare di tutto per tutelarlo. Specie in un periodo come questo.

In un’epoca in cui la tecnologia permea ogni aspetto della nostra vita, dalla navigazione online alle comunicazioni personali, dal lavoro da remoto alle relazioni sociali, il rischio è enorme.

Il rispetto della nostra sfera privata non può essere dato per scontato. Poter scegliere cosa condividere, con chi e fino a che punto, è parte essenziale della nostra dignità e libertà.

Il capo può leggere le tue chat

In Italia, come in Europa, la tutela della privacy è diritto fondamentale. Come ricordano i Garanti, i dati personali devono essere trattati con trasparenza, liceità del trattamento, minimizzazione, e conservazione limitata. Del resto, senza privacy rischiamo di perdere il controllo sulla nostra stessa vita.

Quando qualcuno, un’azienda, un datore di lavoro, un algoritmo o un’applicazione accede e usa i dati senza il nostro consenso o li usa in modo opaco, si crea una rottura palese: ma allora?

Addio privacy su WhatsApp
Cancellata la privacy  -fonte-canva-Nateemepians-Emmepress.com

Ecco perché il datore di lavoro lo può fare

Il confine tra ciò che non può essere fatto e ciò che invece è ammesso dalla legge è, spesso, molto labile e sottile, ma le leggi per appunto nascono proprio per colmare le distanze e risolvere dubbi o evitare fraintendimenti.

Un esperto di legge come il noto avvocato Angelo Greco ha chiarito, ad esempio, in termini di privacy, quale sia il principio sul quale ci si deve basare. Si parla della proporzionalità e della giusta misura. In poche parole: datore di lavoro non curiosare nella privacy del dipendente, ma ha diritto a controllare il telefono e le chat qualora questi apparecchi e strumenti siamo di fatto usati nell’ambito lavorativo e per motivi professionali. In particolare, qualora scatti una indagine interna, o si fosse colpiti dal ‘sospetto’ di diffusione di dati riservati o segreti di impresa o simili, o in generale azioni scorrette, la legge ammette il controllo mirato da parte del capo.