Addio James Senese, Tony Esposito: “era un eroe”
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Addio a James senese, uno dei più grandi artisti del panorama musicale italiano e, in particolar modo, espressione poliedrica di quello che viene definito un ‘riscatto napoletano. Almeno è così che Tony Esposito lo definisce.
“James Senese era un eroe, il sax del riscatto napoletano”. Il percussionista e amico di una vita del già compianto James Senese ne parla in questi termini.
Il sassofonista dei Napoli Centrale e della superband di Pino Daniele afferma: “Ragazzo di colore cresciuto nell’hinterland napoletano, con la musica ha trovato la libertà e ha dato voce a tutti noi”.
E netto, nello specifico: “James era un eroe. Un eroe vero, perché è riuscito a superare tutto attraverso la musica”. Questa la sintesi di un addolorato Tony Esposito.
Amici da una vita: la musica a unirli
Emozionante, il ricordo di Tony Esposito, compagno di palco e amico di James Senese per più di 40 anni. In una intervista ad Adnkronos, Esposito non parla però con le fiamme del dolore, ma con quelle, dolci, dell’amicizia vera, e della gratitudine. Perché, afferma, “James non era solo un grande musicista: era una persona perbene, delicata, affettuosa, dolcissima, piena di umanità. Quando stava con noi era quello che si preoccupava per tutti, che arrivava con i pasticcini se mancava da qualche giorno. Cercava affetto, e lo capivi”.
Per Esposito, la lunga vicenda, non solo musicale, di Senese è in primis “una storia di riscatto: lui ha trasformato la diversità in forza. È riuscito, con il sax, a dare voce a un’intera città”.

“James era un eroe del riscatto”
Dunque è così che vorrebbe fosse ricordato James Senese. “ Un eroe perché è riuscito a superare la difficoltà di essere un ragazzo di colore, cresciuto nell’hinterland napoletano degli anni Quaranta e Cinquanta. In quegli anni non era facile: o prendevi strade sbagliate, o dovevi lottare contro pregiudizi fortissimi. Lui, attraverso la musica, ha trovato il riscatto. È riuscito a diventare un maestro, riconosciuto in tutto il mondo. E il mondo lo ha chiamato ‘Maestro’”.
Il primo incontro “a metà degli anni Settanta. James aveva da poco fondato i Napoli Centrale, dopo l’esperienza con gli Showmen. In quel periodo portavano avanti una musica nuova: il funk napoletano, il jazz mescolato al ritmo della nostra città”. E ancora. “Emotivamente era un bambino, aveva slanci, entusiasmo, bisogno d’affetto. Quando era felice voleva offrire la cena, regalare pizze, portare qualcosa a tutti. Era capace di grandi gesti, spontanei, sinceri. Questo suo bisogno di amore era evidente, ma anche bellissimo: era la sua umanità. Nonostante il successo, è rimasto sempre quello che era, con lo stesso cuore di ragazzo”.
