Un’epica conclusione: riflessioni sulla trilogia televisiva “I Medici”

Un’epica conclusione: riflessioni sulla trilogia televisiva “I Medici”

Oltre tre milioni e mezzo di telespettatori hanno assistito, mercoledì 11 dicembre, all’epilogo della vita di Lorenzo de’ Medici (Daniel Sharman), nell’ultimo episodio della serie TV “I Medici”. L’atmosfera era carica di pathos, lasciando un vuoto che solo nuove produzioni come “Leonardo” potrebbero colmare. La scena finale, ambientata nel Palazzo Medici Riccardi, ha concentrato l’essenza della trilogia, mostrando i pilastri di un’epoca turbolenta, segnata da scontri interni in Italia e dalla contrapposizione tra arte e fede. L’agonia di Lorenzo, che dichiara “l’arte non può essere separata da Dio”, si contrappone alla rigidità di Girolamo Savonarola (Francesco Montanari), il cui ascendente si fa sentire negli ultimi istanti, preannunciando i famosi roghi di libri e opere d’arte. La rapidità con cui si susseguono le morti di Clarice (Synnove Karlsen) e Lorenzo potrebbe far pensare a una forzata compressione temporale, ma allo stesso tempo concentra le emozioni in immagini memorabili. Pur essendo romanzata, la serie è caratterizzata da una minuziosa attenzione ai dettagli e da un cast perfettamente calato nei ruoli, trasportando lo spettatore nelle sontuose stanze del Palazzo, facendolo riflettere sulle scelte spesso spietate della famiglia Medici e suscitando rabbia durante i sermoni di Savonarola. Queste emozioni contrastanti, ma autentiche, mettono in luce il cinismo della potente casata fiorentina, pronta a tutto pur di preservare il proprio potere e la pace in Italia, ma anche la sua vulnerabilità di fronte alla malattia del Magnifico. La forza della trilogia risiede nell’aver saputo romanzare con imparzialità questo periodo storico, da Cosimo a Piero il Folle, rivelando i segreti della famiglia Medici e contestualizzando i personaggi che hanno animato il Rinascimento: artisti come Sandro Botticelli, Filippo Brunelleschi e Leonardo Da Vinci; figure di potere come i Papi e gli Sforza; e i nemici dei Medici, dagli Albizzi ai Pazzi, dai Riario al più ambiguo Savonarola. Anche gli antagonisti, pur suscitando forse un’iniziale antipatia nello spettatore, vengono presentati nella loro complessità umana, tra sete di potere e nobili aspirazioni giovanili, sfumando la linea tra condanna e giustificazione. In definitiva, “I Medici” ha dato nuovo impulso alle serie storiche, appassionando il pubblico con una narrazione romanzata, seppur parzialmente distante dalla realtà storica, celebrando la bellezza italiana e le sue radici.